16 aprile 2024
Aggiornato 09:00
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Libano: smacco al Mossad, rete 007 decimata dagli Hezbollah

L'operazione a pochi giorni dalle elezioni

BEIRUT - Una decina di cellule composte da una quarantina di 007 israeliani arrestati in Libano negli ultimi due mesi culminate con il fermo di un generale di stato maggiore dell'esercito libanese accusato di 'spionaggio': sono questi numeri, riportati oggi dalla stampa libanese, a dare le dimensioni di un clamoroso smacco del Mossad, il servizio segreto esterno d'Israele: a pochi giorni delle decisive elezioni parlamentari del 7 giugno nel paese dei Cedri, lo 'scandalo' potrebbe appianare la strada per una vittoria degli Hezbollah.

Nelle ultime settimane non passa un solo giorno in Libano senza che venga data notizia dai media arabi dello smantellamento di «una nuova cellula di spie» con accuse circostanziate e sostenute da un lunghissimo corollario di fotografie che mostrano strumenti High-Tech trovati in mano agli arrestati. E stando a fonti vicine agli Hezbollah, l'elemento «decisivo» per il «collasso» della rete del Mossad, «è stata la sofisticata attrezzatura Usa, fornita alle Forze di Sicurezze Interne (ISF)» che doveva servire, nelle intenzioni di Washington, a tenere sotto controllo gli agenti siriani e gli Hezbollah. Il Paese è al culmine di una campagna elettorale che vede come protagonisti due schieramenti nettamente opposti: uno pro-occidentale e uno contro. Come a dire: «il terribile errore di Israele» favorito da 410 milioni di dollari di forniture Usa, starebbe per consegnare il Libano nelle mani del Partito di Dio sciita, emanazione diretta del nemico giurato; gli ayatollah di Teheran, con tutte i prevedibili dirompenti effetti sullo scacchiere mediorientale.

Le indagini iniziali rivelano intense attività di spionaggio. Dopo la guerra dell'estate 2006, il vertice militare israeliano comprese che parte dell`insuccesso nell`infliggere un duro colpo all`arsenale missilistico di Hezbollah era dovuto ai fallimenti dell`intelligence sul campo. E quindi la decisione nel 2007 di attivare le «cellule dormienti». Nel campo opposto, gli Hezbollah cercavanio disperatamente di scoprire la falla nella propria sicurezza che aveva portato all'omicidio di Imad Mughniyeh, il capo militare dell'organizzazione ucciso nel 2008 a Damasco.

Come per tutte le Spy Story che si rispettino, la storia ha inizio in un giorno imprecisato del 2008 quando viene scoperta «per caso» una grave violazione nel sistema di sicurezza degli Hezbollah. Secondo fonti del sito panarabo Elaph, in quel giorno, un'auto a quattro ruote motrici usata da esponenti del partito di Dio ha un guasto». Un «corpo anomalo» trovato dai meccanici del partito nell'impianto elettrico fa scattare l'allarme: si trattava di un Gps collegato con un satellite spia israeliano. Al fidatissimo importatore (le auto arrivavano dalla Francia), Marwan al Faqih, invece di una spiegazione viene chiesto un ordinativo per la fornitura di altri 3 automobili. Una rapida ispezione sui nuovi mezzi conferma la «sistematicità dell'inganno». E al Faqih, viene messo sotto «stretta osservazione» prima di essere preso e consegnato agli uomini dell'Isf con i quali gli Hezbollah coordinando le indagini.

L'arresto dell'uomo dà il via al sistematico smantellamento di un imponente network di spie, molte delle quali lavoravano nelle istituzioni dello stato: la scoperta di una 'grave falla» nel sistema di comunicazione del Mossad avrebbe portato all'individuazione di un «filo comune» tra cellule separate tra loro. Stando alle rivelazioni di Elaph, si tratterebbe di una decine di telefoni cellulari «con numeri europei» usati dai sospettati. Una conferma arriva dal capo della sicurezza interna libanese, Ashraf Rifi, che ha parlato di un errore tecnico di alcuni agenti israeliani che ha portato alla scoperta di queste reti. «Queste cellule operavano separatamente, in modo tale che se un agente fosse stato preso non sarebbe stato in grado di dire nulla sugli altri. Ma l'Isf (ecco le attrezzature Usa) ha intercettato ordini israeliani che chiedevano agli agenti di tenere un basso profilo e di sbarazzarsi di alcuni degli strumenti di spionaggio ad alta tecnologia», ha dichiarato al Rifi.

Fatto sta che la lista delle spie che è caduta nella trappola è lunga: gli attori chiave sarebbero Ali Jarrah, l'ex generale Adib Al Alam e sua moglie che faceva da «perno» e Ziad Al Homsi vicesindaco di Saadnayel, una cittadina nella Valle del Bekaa che avrebbero lavorato al reclutamento di altri. Il tipo di strumenti di spionaggio high-tech che è stato trovato in mano ad alcuni sospettati, e l`addestramento che avevano ricevuto, suggeriscono molto chiaramente che Israele sarebbe stata alla disperata ricerca di nuovi dati e di nuovi obiettivi che la stampa libanese chiama «banca dei target» da «immagazzinare» nel sistema della aviazione israeliana per la prossima «guerra decisiva» con gli Hezbollah.

Intanto, è vita dura per tutti i collaborazionisti di Israele che, da quando è iniziata l'operazione anti-spie, stanno cercando in ogni modo di fuggire. Secondo Rifi, un numero non precisato di sospette spie avrebbe già lasciato il paese passando per l'aeroporto di Beirut prima di essere individuate. Altre, almeno tre, sarebbero invece entrate direttamente in Israele, superando il filo spinato che divide i due paesi.

Ma è l'ultimo arresto che fa allargare gli scenari sui piani di Israele. Assafir, quotidiano vicino all'opposizione filo-siriana, rivela oggi il nome e l'iniziale del cognome del generale di stato Maggiore arrestato: Si chiamerebbe Mansour e avrebbe avuto in passato incarichi molto delicati come quello di responsabilità per l'anti-spionaggio. Il generale sarebbe stato «cos? stimato» per la sua efficienza e il suo passato che sarebbe stato candidato per incarichi «prestigiosi»: «Che il Mossad volesse portare un agente al vertice dell'Esercito?», è questa la domanda che fanno circolare gli Hezbollah nella loro campagna elettorale.