1 maggio 2024
Aggiornato 23:30

Papa Ratzinger incanta i palestinesi ma per Hamas non basta

Benedetto XVI sostiene indipendenza dello Stato palestinese

GERUSALEMME - Saeb Erekat non ha dubbi. «Le parole pronunciate da Benedetto XVI sono un appello per la fine dell'ingiustizia e dell'occupazione israeliana», ha spiegato il capo negoziatore dell'Autorita' nazionale ai giornalisti che gli chiedevano di commentare le dichiarazioni del Papa a favore dell'indipendenza palestinese. «Il Pontefice ha confermato che esiste un consenso ampio alla creazione dello Stato di Palestina. L'unico ostacolo a questa soluzione perciò è il governo israeliano», ha aggiunto l'esponente palestinese.

Quello di Erekat è un giudizio largamente condiviso in queste ore tra i palestinesi, dal rappresentante governativo al normale cittadino. Il Pontefice ha soddisfatto gran parte delle aspettative dei palestinesi che dal suo arrivo a Betlemme si attendevano una esplicita presa di posizione a favore della creazione del loro Stato indipendente. «E' stato bello pregare assieme al Santo Padre ma anche ascoltare le sue parole a difesa dei diritti di tutti i palestinesi. E' stata una giornata eccezionale, indimenticabile», ha commentato Elias Khumsie, residente a Beit Sahur, un villaggio cristiano ai piedi di Betlemme dove vive una larga comunità cristiana.

Benedetto XVI è stato esplicito stamani rivolgendosi al presidente Abu Mazen. «La Santa Sede - ha detto - appoggia il diritto ad una sovrana patria palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti». Ha rivolto un messaggio «speciale» alle poche decine di cristiani di Gaza che hanno potuto incontrarlo a Betlemme dopo aver ottenuto, a fatica, il permesso delle autorità israeliane. Il Papa ha quindi espresso dispiacere per le tante famiglie palestinesi rimaste senza casa dopo l'offensiva militare israeliana all'inizio dell'anno e auspicato una rapida fine dell'embargo contro Gaza. Allo stesso tempo ha ribadito il diritto alla pace e alla sicurezza anche per gli israeliani e esortato i palestinesi a non praticare la violenza e gli atti di terrorismo.

«In apparenza il Vaticano può spostare ben poco sullo scacchiere mediorientale ma le sue posizioni, la sua linea etica e morale sono molto importanti, perché orientano l'opinione pubblica occidentale. I palestinesi devono dirsi soddisfatti di questa visita», ha detto l'analista Ghassan Khatib.

Come conciliare queste posizioni con la linea del nuovo governo israeliano, contrario ad una piena indipendenza palestinese, è l'interrogativo che ora si pongono in tanti. E, forse, anche per evitare frizioni tra il Papa e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il portavoce vaticano Federico Lombardi, questo pomeriggio si è affannato a precisare che «La posizione della Santa Sede» sul conflitto israelo-palestinese «e' sempre stata questa». Quella dei «due Stati sovrani» (Israele e Palestina coesistenti, ndr) ha aggiunto, è la soluzione già indicata più volte dalla Chiesa». Come dire, Ratzinger non ha inventato nulla, Israele già conosce le posizioni del Vaticano.

Una voce fuori dal coro è quella di Hamas, il movimento islamico che da due anni controlla la Striscia di Gaza. Raggiunto telefonicamente da Apcom, il portavoce dei Hamas, Taher Nunu, ha sminuito il significato delle parole del Papa. «Benedetto XVI ha deluso le nostre aspettative - ha affermato - avrebbe dovuto chiedere uno Stato per i palestinesi e invece ha parlato genericamente di 'patria'. In realtà questa visita in Terra Santa è servita al Papa solo per esprimere il suo appoggio a Israele e per chiedere perdono agli ebrei». Nunu è poi tornato sull'ormai noto discorso con cui Benedetto XVI tre anni fa a Ratisbona sembrò negare «ragionevolezza» all'Islam e criticò Maometto. «I musulmani si aspettavano le scuse del Papa che invece non sono arrivate, ciò conferma che la Chiesa di Roma non ha ancora cambiato la sua opinione verso la nostra fede», ha concluso il portavoce di Hamas.