19 marzo 2024
Aggiornato 04:00
Infrastrutture

Atlantia (Benetton) congela i maxi-investimenti di Autostrade, braccio di ferro con il Governo sui prestiti

Non arriva liquidità da Cdp/Sace ad Autostrade. L'azienda blocca 14,5 miliardi di investimenti e dà mandato ai legali di intraprendere azioni a tutela del gruppo

Una delle sedi di Autostrade
Una delle sedi di Autostrade Foto: ANSA

ROMA - Dal Ministero dei Trasporti non è arrivata alcuna risposta sulla proposta avanzata da Atlantia per una conclusione del contenzioso con Aspi per il crollo del Ponte Morandi e ciò sta generando gravi danni per il gruppo. Lo si legge in una nota al termine di un Cda straordinario di Atlantia che ha dato mandato ai propri legali di intraprendere azioni a tutela del gruppo.

«Il Cda - si legge nella nota - ha preso atto che, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da Aspi al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo, al fine di trovare una soluzione condivisa relativamente al procedimento di contestazione in corso ormai da quasi due anni. Mentre Aspi sta sostenendo tutti gli oneri per la costruzione del nuovo ponte di Genova (ormai completato) e ha immediatamente attivato i risarcimenti a persone e imprese, esternalizzando inoltre il sistema di ispezione delle infrastrutture, la situazione di incertezza continua purtroppo a protrarsi, pur avendo autorevoli esponenti dell'Esecutivo manifestato pubblicamente, fin dallo scorso febbraio, la propria disponibilità a valutare le proposte di ASPI, e dichiarato inoltre, a fine aprile, l'avvenuta conclusione dell'analisi del dossier».

«Tale contesto ha determinato e continua a determinare gravi danni all'intero Gruppo - prosegue la nota - e genera preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder, in Italia e all'estero, dove il Gruppoopera in 23 Paesi».

L'azienda blocca 14,5 miliardi di investimenti

«In questo contesto - prosegue la nota -, il Cda di Atlantia ha espresso forte preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate mercoledì 20 maggio da un esponente del Governo, secondo le quali alla controllata Aspi dovrebbe essere precluso l'accesso alla garanzia pubblica. Affermazioni peraltro contrastanti con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo infrastrutturale del Paese, mediante un piano di investimenti di 14,5 miliardi di euro, dai rilevanti effetti sull'occupazione diretta e indiretta».

«Tutto ciò - aggiunge il gruppo - causa danni per Atlantia e le sue controllate. Per cui diventa impossibile per la società - che deve tutelare 31.000 dipendenti di cui 13.500 in Italia oltre all'indotto, rispondere ai propri creditori, bondholders e alle proprie controparti commerciali, oltre che a più di 40.000 azionisti nazionali e internazionali - non valutare di intraprendere azioni a tutela dei propri interessi».

«Il CdA di Atlantia, pur continuando a confidare in una rapida e positiva soluzione della vicenda di Aspi, non ha potuto che deliberare - conclude la nota -: di dare mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del Gruppo, visti i gravi danni».