2 maggio 2024
Aggiornato 21:30
Conti pubblici

Bankitalia taglia le stime sulla crescita, nel 2018 Pil frena a +0,9%

Per i tecnici di Palazzo Koch gli effetti espansivi della manovra sono contrastati dai tassi d'interesse più alti

La sede di Banca d'Italia a Roma
La sede di Banca d'Italia a Roma Foto: ANSA

ROMA - La Banca d'Italia rivede al ribasso le previsioni sulla crescita economica, che nel 2018 dovrebbe frenare a +0,9% rispetto al +1,5% dell'anno scorso. Secondo le «Proiezioni macroeconomiche» di Via Nazionale, quest'anno il Pil crescerà meno dell'1%, contro il +1,2% indicato nelle stime di luglio. Una revisione che «riflette il rallentamento del Pil finora osservato».

Per il prossimo biennio invece le previsioni restano invariate, con un +1% nel 2019 e un +1,1% nel 2020. Per il 2021 la crescita sarà dell'1%. «Gli effetti sull'attività economica - spiega Palazzo Koch - delle misure espansive contenute nella manovra di bilancio sarebbero contrastati dai più elevati tassi di interesse fin qui registrati e attesi, che conterrebbero l'espansione della domanda interna».

«Nel biennio 2019-2020 - aggiunge Bankitalia - gli effetti negativi sull'attività economica derivanti dal profilo più elevato dei tassi di interesse osservati e attesi, oltre che da un'espansione più contenuta della domanda estera, compensano quelli di segno opposto riconducibili agli interventi contenuti nella manovra di bilancio e al calo delle quotazioni del greggio».

Nello scenario 2018-21, spiega Bankitalia, «resterebbe moderata l'espansione della domanda interna» e i consumi «aumenterebbero in linea con il prodotto». I consumi cresceranno dello 0,8% quest'anno, dell'1% il prossimo, dell'1,1% nel 2020 e dell'1% nel 2021. La spesa per investimenti «rallenterebbe nel prossimo triennio, risentendo dell'aumento dei costi di finanziamento». Le esportazioni, «dopo la battuta d'arresto nella prima metà di quest'anno, tornerebbero a crescere a ritmi prossimi a quelli della domanda estera».

L'inflazione, secondo Via Nazionale, continuerà la sua graduale risalita «ma a ritmi inferiori a quanto stimato in precedenza». I prezzi al consumo aumenteranno «dell'1,3% sia quest'anno sia il prossimo, dell'1,5% nel 2020 e dell'1,6% nel 2021. La componente di fondo salirebbe all'1% nel 2019, per poi accelerare gradualmente in linea con il rafforzamento della dinamica retributiva». Rispetto alle proiezioni di luglio, la stima di inflazione «è stata rivista al ribasso di 0,2 punti percentuali nel 2019, principalmente a fronte delle più basse quotazioni delle materie prime energetiche».

«I rischi al ribasso che circondano queste proiezioni - avverte però Palazzo Koch - sono assai elevati. Quelli provenienti dal contesto internazionale sono associati principalmente a ulteriori irrigidimenti delle politiche commerciali».

Sul piano interno «resta elevata l'incertezza connessa agli interventi della politica di bilancio e alle possibili ripercussioni sui mercati finanziari e sulla fiducia di famiglie e imprese: ulteriori aumenti dei tassi di interesse sui titoli pubblici, una più rapida trasmissione alle condizioni di finanziamento del settore privato o un più marcato deterioramento della propensione all'investimento delle imprese metterebbero a rischio la prosecuzione della crescita».

«Per contro - conclude la Banca d'Italia - ritmi di crescita più elevati di quelli prefigurati in questo scenario potrebbero essere conseguiti se gli spread sovrani tornassero verso i valori medi registrati nel secondo trimestre dell'anno».