21 maggio 2025
Aggiornato 16:00
Economia

Diego Fusaro "distrugge" il Black Friday: «Nuovo culto obbligato in nome del consumo e dei mercati»

Con un post su Facebook il filosofo si scaglia contro il giorno che tradizionalmente dà inizio alla stagione degli acquisti natalizi

Diego Fusaro al convegno "SUM #02 Capire il Futuro" organizzato dal M5S
Diego Fusaro al convegno "SUM #02 Capire il Futuro" organizzato dal M5S Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO ANSA

ROMA - Stavolta è il Black Friday, «nuovo culto obbligato», «nuova festa da celebrare con ossequio e rispetto, in nome del consumo e di quei mercati che, sostituendosi al dio dei cieli, si innervosiscono e ci impongono il loro imperscrutabile volere», a finire nelle analisi del filosofo Diego Fusaro. Ed è un chiaro attacco tanto a chi chiede «sacrifici umani (ecatombi di lavoratori e piccoli imprenditori)» che a chi, «ebete euforia e superficiale entusiasmo» celebra  il Black Friday – «apice dell’alienazione».

L'attacco di Fusaro
Ma Fusaro non ce l'ha solo con i mercati ma anche con chi dei mercati è ormai vittima. «Abbiamo abbandonato il Dio dei cieli per convertirci, con anima e cuore, al dio immanente dei mercati finanziari speculativi». L'invito è a sospendere il consumare «compulsivo» e il «liberoscambiare gaudente» e a chiedersi: cosa stiamo facendo? «Capirete, forse, che il Black Friday è un'offesa alla vostra intelligenza e alla vostra umanità, alla vostra identità e alla vostra cultura. Se proprio volete esagerare, chiedetevi anche dove vanno a finire le tracce delle merci che, copiosamente, il rito rigorosamente anglofono (i mercati parlano sempre inglese) del Black Friday vi impone, con manipolazione organizzata, di acquistare».

Il venerdì nero e il sangue dei lavoratori
Perché, è la riflessione a cui ci invita Fusaro, le tracce delle merci «spesso finiscono nel sangue dei lavoratori supersfruttati in India o nelle altre aree del pianeta che il capitale ha scelto di trattare alla stregua di mere periferie». L'invito è semplice: pensare prima di agire. Per essere «teste e non solo pecoroni del gregge cosmopolita dei consumatori anonimi. A cui ben si attagliano le parole dei Testi Sacri: lo fanno ma non sanno perché lo fanno».