Conte, il punto sulla manovra e quella telefonata al ministro dell'Economia
Il premier uscendo da Palazzo Chigi si ferma a parlare con i giornalisti. E spiega anche i 'dietro le quinte' della finanziaria
ROMA - Nessuna rottura nel Governo con il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando ai giornalisti davanti a Palazzo Chigi all'indomani dell'intesa sulla nota aggiuntiva del Def e sulla manovra di fine anno, parte da qui. Veste i panni del pompiere per spegnere ogni focolaio di polemica. «Abbiamo avuto un atteggiamento serio e responsabile, c'è stata una interlocuzione seria, un dialogo franco, serrato e aperto». Poi sui giornali spiega di aver letto che «ieri Tria aveva offerto le sue dimissioni, mi sono incuriosito e stamattina l'ho chiamato: ha negato assolutamente che ci sia stata questa prospettiva. Il ministro Tria rimarrà come il governo fino al 2023».
«Ora è il momento delle riforme»
Trovata la quadra sulla manovra, ora Giuseppe Conte punta dritto verso le riforme: «Per accompagnare la finanziaria servono riforme strutturali perché non si possono buttare spese sugli investimenti se non c'è un ambiente legale idoneo»: è quanto ha sostenuto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando con i giornalisti davanti a palazzo Chigi. Per questo «abbiamo varato fra i primi provvedimenti quello sull'anticorrruzione, per evitare che nella spesa si infilino corrotti e disonesti. A breve faremo una legge delega sulla semplificazione burocratica e amministrativa e ci aspettiamo molto da queste riforme, alcune sono a costo zero. Interverremo con la riforma dei processi civili e la digitalizzazione della pubblica amministrazione ed entro un mese vareremo la riforma dei contratti pubblici».
E Mattarella che dice?
A precisa domanda sulla posizione del presidente Mattarella, Conte racconta di aver sentito iri il Capo dello Stato, «ovviamente sia prima del Consiglio dei Ministri che dopo» per illustragli quella che sarebbe stata la deliberazione adottata dal Cdm. Mattarella «ha ascoltato con molta attenzione, gli ho esposto nel dettaglio le linee essenziali della manovra e ovviamente ha tutte le prerogative per fare tutte le sue valutazioni». Per Conte, quindi, il dialogo con il Quirinale «è assolutamente proficuo: non vorrei che rappresentaste Mattarella come un contraltare rispetto al governo nell'ambito delle rispettive prerogative è una istituzione fondamentale del paese, ha a cuore l'interesse del paese. Se questo paese cresce, se attraverso questa manovra si dà una prospettiva di produttività, di crescita e sviluppo sociale credo che il primo a essere contento sia il capo dello Stato senza voler pregiudicare e compromettere la sua valutazione complessiva sulla manovra».
E lo spread che sale?
L'altro lato della medaglia, però, è lo spread che continua a salire. «È chiaro che al presidente del Consiglio non fa piacere» però «dobbiamo anche tener conto che ieri sera tardi abbiamo finito la manovra economica, non c'è stato neppure il tempo di una conferenza stampa, non c'è stata ancora la possibilità di illustrare ai mercati le linee essenziali e i dettagli della manovra economica». Nessun paura di possibili attacchi speculativi, quindi: «Sono molto fiducioso del fatto che quando i mercati, i nostri interlocutori, perché noi abbiamo interlocutori anche finanziari in ragione del debito pubblico che abbiamo, conosceranno nei dettagli la manovra, siccome sono tutti versati a valutare gli investimenti nel medio e lungo periodo lo spread sarà assolutamente coerente con i fondamentali della nostra economia»
La stella polare: «La lotta contro la povertà»
A guidare i lavori in Cdm verso la finanziaria, ha spiegato Conte, c'è stata un'unica stella polare: il contrasto alla povertà. «Tra le misure di equità sociale c'è sicuramente una grande attenzione verso i cinque milioni e oltre di poveri assoluti che vivono in Italia». E a chi gli ha domandato se pensa, come il suo vice Luigi Di Maio, che questa manovra «abolirà» la povertà, Conte ha replicato: «Certo, con il reddito di cittadinanza si contrasterà la povertà assoluta e in parte quella relativa. Non potevamo certo pensare di far crescere il Paese tenendo una fascia consistente di popolazione all'infuori del circuito produttivo, economico, sociale. È un obbligo morale, ci tengo a dirlo, economico e politico».