20 aprile 2024
Aggiornato 04:00
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Il Def dell'ottimismo: Gentiloni e Padoan difendono l'«accurata gestione» dem

"Frutto del lavoro italiano ma anche della coerenza del governo" hanno detto il premier e il ministro dell'Economia

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il premier Paolo Gentiloni
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il premier Paolo Gentiloni Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA - Dal Documento di economia e finanza approvato oggi in Consiglio dei ministri "emerge un quadro positivo che riflette il lavoro fatto in questi anni. L'Italia è uscita finalmente dalla crisi economica più difficile dal dopoguerra». E' un Gentiloni pacato ma deciso, ottimista, sicuro, quello che parla in conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine della seduta del governo. Anche il debito, "cresciuto enormemente fra il 2007 e il 2014 - ha osservato - si è stabilizzato e comincia a scendere». Questi risultati sono il frutto del lavoro delle imprese, del lavoro italiano, del lavoro delle famiglie, dice, ma anche il frutto della "coerenza nell'azione di governo" nel corso della legislatura, "coerenza di cui è giusto dare atto al ministro Padoan e all'intero governo». Una coerenza esercitata nel "sostegno all'espansione economica, nella serietà sui conti pubblici e credibilità a livello europeo», tutte cose che hanno prodotto "i risultati che abbiamo davanti", pur ammettendo che sono stati "naturalmente incoraggiati da una congiuntura internazionale ed europea favorevoli".

Pil all'1,5%
Il Belpase ha chiuso il 2017 con una crescita all'1,5% e un rapporto deficit-Pil al 2,3%. Questo numero, ha spiegato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, è più alto della iniziale previsione dell'1,9% perché incorpora risorse che il governo ha messo a disposizione per aggredire le situazioni difficili dal punto di vista bancario. Padoan difende a spada tratta l'operato del governo Pd: spiega che gli interventi a favore del sistema bancario impattano sul deficit e anche sul debito ma sono misure una tantum e quindi, non ripetute, non impattano sulle grandezze strutturali e di conseguenza nemmeno sul rispetto dei parametri del Patto di stabilità. Inoltre, sfruttando il "motto del sentiero stretto", il ministro spiega che se prendiamo in considerazione l'1,9% notiamo che, rispetto alle previsioni della nota di aggiornamento, c'è un miglioramento delle performance della finanza pubblica dovuta ad una "accurata gestione, che però nulla ha tolto allo stimolo alla crescita". 

Le stime future
Anche nel 2018, secondo le stime riportare nel Def, il Pil italiano si attesterà all'1,5%: questo dato riflette un atteggiamento "prudenziale di quello che l'economia italiana può produrre" sottolinea  Padoan. Il quadro dell'economia italiana è "incoraggiante", e addirittura il Pil italiano potrebbe spongersi più in là, fino ad "almeno il 2%, a patto che le misure intraprese siano conservate e rafforzate». Nel 2019 invece il Prodotto interno lordo scenderà all'1,4% e nel 2020 all'1,3%. Quanto al debito, per questo anno dovremmo attestarci su 130,8, su 128 nel 2019 e 124,7 nel 2020. Per quanto riguarda invece il differenziale tra Btp e Bund, lo spread è "a livelli molto bassi rispetto al passato ma, fatemelo dire visto che è di moda parlare di Spagna, rispetto alla Spagna si è ulteriormente ristretto, anche se era andato allargandosi prima». 

Capitolo Iva
Le tabelle presentate da Padoan sono formulate a legislazione vigente e incorporano gli effetti degli aumenti Iva previsti dalle clausole di salvaguardia, che devono essere, a detta di tutte le forze politiche, dissinnescate. Per farlo, il prossimo governo dovrà trovare 12,5 miliardi. In assenza di interventi, l’aliquota Iva ridotta del 10% salirà nel 2019 all’11,5% e nel 2020 al 13%, mentre quella ordinaria del 22% passerà al 24,2% dal 2019, al 24,9% dal 2020 e al 25% dal 2021. Entro l’inizio della prossima settimana, salvo qualche giorno di proroga concessa da Bruxelles per via delle elezioni, il documento dovrà essere inviato alla Commissione europea. Prima però ci sarà un passaggio nelle commissioni speciali di Camera e Senato, dove i partiti manifesteranno, probabilmente, le loro posizioni divergenti.