24 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Operazione senza precedenti in Italia

Mps licenzierà 2600 dipendenti, l'ad Morelli: «La banca resta molto solida»

L'istituto di credito ha previsto di chiudere 500 filiali entro il 2019. Il cda ha varato un deconsolidamento dei crediti in sofferenza per 26,7 miliardi. Previsto un aumento di capitale per 5 miliardi. Ora in bilancio una perdita netta di 849 milioni di euro

SIENA – Drastico taglio del personale al Monte dei Paschi di Siena (Mps) che ha previsto di chiudere 500 filiali entro il 2019 e di lasciare a casa 2mila 600 dipendenti. Tutto questo per ridurre del 9 per cento (1,5 miliardi) la voce costo del lavoro entro il 2019. Lo ha deciso l'assemblea dei soci nel nuovo piano industriale dell'istituto di credito. «Nonostante quanto è accaduto, la banca resta molto solida». Lo ha detto l'ad di Mps, Marco Morelli, nel corso della conference call con gli analisti.

Deconsolidamento da 27,6 miliardi
Nel comunicato di Mps si legge che la riduzione del personale avverrà sia mediante un turnover naturale e sia attraverso l'attivazione del Fondo di solidarietà. La chiusura di circa 500 filiali, presentata come una razionalizzazione strutturale, comporterà un calo del 4 per cento delle spese amministrative (710 milioni) nel 2019. La banca toscana ha comunque previsto di assumere 300 nuovi addetti e a fine triennio dovrebbe avere 22mila 600 dipendenti (ora sono 25mila 200) per un costo del personale in diminuzione dagli attuali 1.618 milioni di euro a 1.466 milioni. Altra importante novità varata dal cda è che il deconsolidamento dei crediti in sofferenza di Mps avverrà, entro la fine dell'anno, attraverso il trasferimento del portafoglio da 27,6 miliardi a un veicolo di cartolarizzazione con un prezzo di cessione a 9,1 miliardi di euro, pari al 33 per cento del valore lordo. «L'operazione, senza precedenti per struttura e dimensione nel mercato italiano, rappresenta - si legge nel comunicato - un passaggio fondamentale per Mps che dovrebbe permettere alla banca di potersi nuovamente posizionare, con maggiore forza, tra gli istituti leader del sistema bancario italiano, con una situazione patrimoniale solida, un ridotto profilo di rischio, una qualità del credito significativamente migliorata e un rinnovato potenziale di crescita della redditività a beneficio di tutti gli stakeholders».

Aumento di capitale da 5 ,miliardi
Poi è stato deciso, sempre entro il 2016, di completare l'aumento di capitale fino a 5 miliardi. L'operazione è strutturata in tre componenti. Una al servizio di una potenziale conversione di bond subiordinati prevedendo la possibilità per i titolari di strumenti finanziari di aderire ad un'offerta volontaria di acquisto dei propri strumenti con corrispettivo vincolato alla sottoscrizione di nuove azioni da emettersi nell'ambito dell'aumento. Il prezzo di sottoscrizione delle azioni di nuova emissione sarà pari a quello che verrà fissato nell'ambito dell'aumento. Una seconda componente dell'aumento sarà per cassa e riservata ad eventuali cornestore investors, che si rendessero disponibili ad acquistare una partecipazione significativa nel capitale di Mps. La terza, sempre per cassa, di cui una parte potrà essere destinata agli attuali azionisti della banca. La proposta di conversione dei bond subordinati in azioni Mps, come parte della ricapitalizzazione della banca «sarà su base volontaria, senza nessun esborso per la Banca» ha detto l'ad di Mps, «avremo un profilo di rischio molto migliorato. Ci sentiamo tranquilli che questa operazione andrà a buon fine», ha continuato Morelli.

In perdita di 849 milioni
Mps ha archiviato i primi tre trimestri del 2016 con una perdita netta di 849 milioni di euro. Sul risultato incide l'impatto da rettifiche straordinarie su crediti per 750 milioni contabilizzate nel terzo trimestre. In totale le rettifiche su crediti ammontano a 2,02 miliardi includendo la componente straordinaria, senza la quale sarebbero ammontate a 1,27 miliardi, in calo del 10,1 per cento. I crediti deteriorati netti sono scesi di 1,6 miliardi da inizio anno. Il risultato operativo lordo ammonta a 1,488 miliardi con il margine di interesse in calo dell'11,6 per cneto a 1,51 miliardi risentendo del calo dei tassi e della riduzione dei volumi degli attivi fruttiferi solo in parte compensato dalla riduzione del costo e dei volumi di raccolta.