29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
La bozza di accordo passa nelle mani dei ministri dei 195 paesi

COP21, i negoziati sul clima entrano nella fase cruciale

Nella bozza figurano ancora numerosi punti controversi, tanto sull'obiettivo dei due gradi, che sulla questione della ripartizione degli sforzi tra i paesi, sui mezzi da mettere in campo per l'adattamento ai cambiamenti climatici oltre alla questione cruciale dei finanziamenti.

PARIGI - Scaldati i motori nella prima settimana, oggi comincia la parte più dura della Conferanza sul clima: al sito di Le Bourget, a Nord di Parigi, arrivano i ministri incaricati di negoziare i punti più significativi di un accordo universale che permetta di contenere il riscaldamento climatico almeno entro i due gradi rispetto ai livelli preindustriali.

«Possiamo rilevare - ha detto ieri il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che ha incontrato i ministri africani a Parigi - che vi è una diffusa volontà e uno spirito positivo rispetto al negoziato». E anche papa Francesco, al termine dell'Angelus di ieri, ha lanciato un ultimo vibrante appello affinché la Conferenza sul clima faccia «ogni sforzo per attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici» in nome dei «bambini che stanno crescendo».

I ministri di 195 paesi - per l'Italia sarà presente il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti - riprendono in mano la bozza di 48 pagine che sabato è stata consegnata dai delegati a Laurent Fabius, presidente della COP21. Nel testo figurano ancora numerosi punti controversi, tanto sull'obiettivo dei due gradi, che sulla questione della ripartizione degli sforzi tra i paesi, sui mezzi da mettere in campo per l'adattamento ai cambiamenti climatici oltre alla questione cruciale dei finanziamenti.

Questa seconda fase dei lavori - dopo una settimana segnata da un avvio in pompa magna con la presenza a Parigi di 150 capi di stato e di governo, tutti latori di buone intenzioni - inizia stamattina alle 10. Sabato Fabius aveva riconosciuto dei «progressi», pur ricordando che «resta molto ancora da approfondire e concretizzare». Nella sue intenzioni l'accordo dovrebbe essere raggiunto entro giovedì, per permetterne l'adozione ufficiale venerdì come previsto dal calendario dei lavori. Ma l'ipotesi che tutto venga rimandato di almeno 24 ore non è assolutamente esclusa.

«Le posizioni degli stati sono ancora molto distanti su dei punti essenziali, ma ormai non c'è più tempo per giocare a poker», ha commentato Célia Gautier del gruppo di ong Action Climate Net. «La questione dei finanziamenti resta irrisolta, con pochissimi passi in avanti sulla somma di cui potranno disporre i paesi poveri per adattarsi ai cambiamenti climatici», a partire dal 2020, sottolinea l'ong Oxfam. «Siamo sinceri, tutti i nodi politici complicati sono ancora aperti», chiosa il negoziatore dell'Unione europea Miguel Arias Canete.