I gatti hanno sette vite. Alla Sansedoni ne basta solo un'altra
E' questa la polpa del piano industriale (2015-2019) della società immobiliare a tinte senesi (Fondazione Mps al 67%, Mps al 22%, da fuori le mura Unieco all'11%).
SIENA (Askanews) - I gatti hanno sette vite. Alla Sansedoni ne basta solo un'altra. E' questa la polpa del piano industriale (2015-2019) della società immobiliare a tinte senesi (Fondazione Mps al 67%, Mps al 22%, da fuori le mura Unieco all'11%).
Il via libero definitivo dalle 5 banche creditrici al piano di ristrutturazione, Monte dei Paschi di Siena nel ruolo di Banca agente, potrebbe arrivare, prima del Palio dell'Assunta, in programma il prossimo 16 di agosto, spiega una fonte. «C'è un accordo di massima, forse qualche limatura, sui tempi da considerare che va seguito uno specifico iter procedurale», spiega una seconda fonte vicina al dossier.
Una volta arrivata l'omologa al piano, la società potrà approvare il bilancio 2014 e garantirsi la continuità aziendale. Il bilancio registrerà un nuovo adeguamento del patrimonio netto svalutato di circa 23 milioni a quota 14 milioni rispetto ai 37 milioni del precedente esercizio. Un passo propedeutico, insieme al complessivo aggiornamento dei valori dello Stato patrimoniale, per avere la luce verde dai creditori su un business plan destinato a riportare in sostanziale pareggio la società nel 2020 con un Mol di 3 milioni. Nel primo semestre del 2021 è atteso il ritorno all'utile.
Dalla vendita della quasi totalità degli immobili, eccezion fatta per il mattone romano di Valcannuta e Quintavalle, ci si attendono circa 80 milioni di incassi, il 40% da realizzare nei primi tre anni del piano, a cui si aggiungono altri 14 milioni che arriveranno dalla vendita delle partecipazioni immobiliari e finanziarie.
I proventi realizzati saranno utilizzati per ripagare le banche che vantano crediti per complessivi 150 milioni di euro, di cui l'80% forniti di garanzie ipotecarie. La Banca senese è il principale creditore con una esposizione pari a circa il 63% del debito complessivo della sua partecipata. Il resto in capo a Bpm, Banco Popolare, Banca Etruria e Bper.
Il lato dei risparmi prevede una contrazione dei costi del personale di circa il 20% a fine piano con una riduzione di circa un terzo delle risorse umane, al momento 22 unità. Dal lato dei ricavi, gli affitti dagli immobili sono stimati, sempre a fine piano, intorno a 5 milioni annui, un altro milione arriverà dai servizi immobiliari.
Ne uscirà una Sansedoni in miniatura, significativo il ridimensionamento dello stato patrimoniale, dagli attuali 160 milioni a circa 70-75 milioni, il patrimonio netto però risalirebbe in area 25 milioni, il debito residuo verrebbe ridotto con il cash flow generato dalla gestione operativa.
Nell'arco del piano proseguirà la ricerca di un nuovo socio industriale. La Fondazione Mps cederebbe volentieri tutta o parte della sua partecipazione ma difficilmente a 1,8 milioni di euro, un valore di libro che sottostima una quota che, con il metodo del patrimonio netto, sulla carta vale circa 9 milioni.
Nonostante qualche timido segnale di risveglio del mattone, per le società immobiliari il vento non batte più in testa ma non arriva ancora dalla coda, dunque non spinge. Sansedoni, al contrario di alcune società del settore quotate in Borsa che hanno ricevuto robuste iniezioni di risorse, dovrà ballare da sola. Non è detto che sia un male.
In alcune operazioni del passato, come quella di Casalboccone (gruppo Ligresti), non si è capito se fossero un affare per il compratore, la Sansedoni, o per i venditori, talvolta parti correlate del socio bancario. Oppure quando, nel 2007, si pensava, poi non se ne fece nulla, di intervenire a favore della Magiste dell'immobiliarista Stefano Ricucci finito in ambasce. Stavolta Sansedoni penserà solo a se stessa.
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