27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Il Paese punterà su fotovoltaico ed eolico

L'Arabia saudita dirà addio al petrolio entro il 2050

Il ministro del Petrolio di Riyad, Ali al-Naimi, intervenuto a un convegno a Parigi su bussiness e cambiamento climatico ha sostenuto: «Sappiamo che, a un certo punto, prima o poi, non avremo più bisogno di fonti fossili» stimando che l'addio al greggio avvenga «nel 2040, 2050 o dopo, non so»

RIYAD – L'Arabia saudita non avrà più bisogno di fonti fossili «nel 2040, 2050», ha detto il ministro del Petrolio di Riyad Ali al-Naimi. Intervenuto a un convegno a Parigi su bussiness e cambiamento climatico ha sostenuto che «in Arabia Saudita sappiamo che, a un certo punto, prima o poi, non avremo più bisogno di fonti fossili» stimando che l'addio al greggio avvenga «nel 2040, 2050 o dopo, non so».

ESPORTEREMO GW INVECE CHE PETROLIO - Il ministro ha quindi spiegato che nei prossimi 25 anni la monarchia del Golfo si impegnerà per diventare leader nelle energie alternative. Per al-Nimi la strada da perseguire è quella di «diventare una potenza globale nell'energia solare ed eolica», così da poter esportare direttamente energia elettrica e non solo petrolio. Il saudita ha spiegato: «Abbiamo avviato un programma per sviluppare l'energia solare. Perché? Quando alziamo gli occhi al cielo vediamo il sole tutti i giorni. Per i pannelli, abbiamo acri su acri dove piazzarli. Quindi questo sembra un progetto molto attraente. Il nostro obiettivo è quello di creare un sistema industriale integrato, dalla produzione del silicio dalla terra, ai pannelli fino alle compagnie elettriche. Mi auguro che in un futuro non troppo lontano invece di esportare combustibili fossili esporteremo Giga watts di energia elettrica. Suona bene?»

UNA STRATEGIA DI MEDIO PERIODO - Il rappresentante del governo di Riyad comunque ha sottolineato il fatto che il mondo non può abbandonare le fonti fossili nel breve periodo, argomentando che non avrebbe economicamente senso abbandonare di colpo l'attuale modello basato sul petrolio per abbattere le emissioni di gas serra. Rispondendo a una domanda sui cambiamenti climatici ha detto: «Lei dice bisogna decarbonizzarsi. Mi sta chiedendo di tornare a a casa e chiudere tutti i pozzi petroliferi? E' sicuro di poterselo permettere? Pensi a cosa accadrebbe ai prezzi del greggio se togliessi di punto in bianco dal mercato 10 milioni di barili al giorno».

LE POTENZIALITA' DEL SOLARE - Al-Nimi poi ha detto che grazie all'evoluzione tecnologica il fotovoltaico potrà diventare economicamente competitiva con i combustibili fossili se il prezzo del greggio non scenderà sotto i 30-40 dollari, ricordando che il suo Paese ha investito nelle rinnovabili come il solare, ma ha ottenuto successi limitati. Inoltre ha aggiunto gran parte del Pianeta, nello specifico l'Asia e l'Africa, non sono in grado di sviluppare il fotovoltaico e continuano a rimanere pesantemente dipendenti dal petrolio. Il ministro ha quindi invitato a «focalizzare l'attenzione su come gestire le emissioni così da poter continuare a utilizzare le fonti fossili fino a quando non saremo in grado di sviluppare alternative valide». Inoltre il saudita ha posto una domanda alla platea: «Dove sarebbe oggi l'Occidente senza il petrolio di ieri?».

FINANCIAL TIMES, «CLAMOROSA AMMISSIONE» - Le dichiarazioni di al-Naimi sono state pubblicate in prima pagina del Financial Times, che le ha definite «una clamorosa ammissione» da parte di un Paese che è tra i primi produttori mondiali di oro nero (preceduta solo dalla Russia) e che grazie all'estrazione di idrocarburi da decenni basa la sua potenza, prosperità e influenza. Si stima che l'Arabia saudita possegga il 25 per cento delle riserve mondiali di petrolio e i ricavi derivanti dalla vendita del greggio costituiscono il 90 per cento degli introiti delle esportazioni, il 70 per cento delle entrate statali e il 45 per cento del Pil. Inoltre, fa notare il quotidiano economico britannico, il 25 per cento della produzione nazionale di idrocarburi viene consumata all'interno del Paese, rendendo molto difficoltoso raggiungere l'obiettivo del 2040 per un'economia senza petrolio.