Energia dal mare: l'Ue capofila nella ricerca
In Europa entro 3 anni saranno installati 66 megawatt (pari al consumo di una cittadina da 100mila abitanti) sfruttando il moto ondoso o le maree. La previsione è del Joint research center (Jrc), il Centro ricerche della Commissione Ue. I primi impianti entreranno in funzione in Uk, Normandia, Olanda, Irlanda del nord, Svezia, Portogallo. L'Italia ha due progetti, in Toscana e in Sicilia
ROMA – Energia pulita dal mare: anche in Europa entro tre anni saranno installati impianti in grado di produrre 66 megawatt (pari al consumo di una cittadina da 100mila abitanti) di elettricità sfruttando il moto ondoso o le maree. La previsione è del Joint research center (Jrc), il Centro ricerche comune della Commissione europea.
UE IN PRIMA LINEA - I primi impianti a entrare in funzione saranno quelli in Gran Bretagna, Normandia, Olanda e Irlanda del nord, Svezia e Portogallo, mentre in Italia sono in fase di test due progetti, uno in Toscana e l'altro in Sicilia. Davide Magagna, ricercatore del Jrc e autore dello studio sulle prospettive comunitarie dell'energia dal mare, ha spiegato che «a questo ritmo, stimiamo ci sarà una buona presenza di impianti dal 2030 in acque europee». L'Ue infatti sta guidando la ricerca mondiale sulla produzione di energia rinnovabile proveniente sia dalle maree che dal moto ondoso, ospitando al suo interno rispettivamente il 50 e il 45 per cento dei centri di sviluppo di queste tecnologie.
ENERGIA DALLE CORRENTI - Magagna ha spiegato che i progetti che si trovano in fase più avanzata sono quelli in Scozia e Normandia, dove si sta lavorando per produrre energia sfruttando le correnti del mare: «In Scozia stanno sviluppando la prima 'farm', che entro il 2016 conterà su quattro turbine da 1.5 MW ciascuna e altri progetti hanno ricevuto finanziamenti Ue, per altri 18 MW in totale». Entro tre anni poi la Francia dovrebbe contribuire con altri 20 MW installati in Normandia. «Mentre per il moto dalle correnti la tecnologia è standardizzata (simile alle pale eoliche) – ha detto lo scienziato - per le onde sono ancora allo studio diversi sistemi».
LA SITUAZIONE ITALIANA - In Italia è proprio su questi sistemi che sfruttano l'energia sviluppata dalle onde che diverse università, fra cui il Politecnico di Torino, Università di Firenze, Seconda Università di Napoli e Università della Calabria, stanno concentrando le loro ricerche. «Due aziende italiane - ha raccontato Magagna - stanno portando avanti progetti pilota e collaborano con partner statunitensi e britannici. 40South Energy, basata a Viareggio, sta conducendo test a Castiglioncello, mentre 'Wave for Energy', uno spin off del Politecnico di Torino, sta effettuando test a Pantelleria». Il Belpaese, come tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, deve fare i conti con il basso dislivello delle maree nel bacino e con un potenziale energetico del moto ondoso inferiore a quello degli oceani. Le prospettive più attraenti per produrre energia dal mare nello Stivale possono venire dagli impianti a conversione tramite osmosi, dove si sfrutta la differenza fra acqua dolce e salata, che possono sorgere in prossimità dello sbocco di fiumi e torrenti in mare.
INVESTIMENTI PER 600 MILIONI IN 7 ANNI - Lo scorso gennaio la Commissione europea ha presentato un piano d’azione per sostenere lo sviluppo dell’energia proveniente dal mare (moto ondoso, maree, talassotermica e a gradiente salino) il «Blue Energy: realizzare il potenziale dell’energia oceanica dei mari e degli oceani europei entro il 2020 e oltre». L'Ue ha inserito le energie rinnovabili marine nei programmi di politica comunitaria, finanziando progetti che incentivano l’utilizzo di tecnologie per lo sfruttamento di energia marina per la mobilità e i trasporti. Da parte dei privati invece, negli ultimi 7 anni sono stati già investiti almeno 600 milioni di euro nel settore.