30 luglio 2025
Aggiornato 18:30
Dati positivi per l'industria italiana, ma la disoccupazione resta alta

Cisl: «Il Jobs Act da solo non basta»

Produzione industriale sopra le attese a marzo con un progresso dello 0,4% su base mensile rispetto all'incremento dello 0,2% previsto dagli economisti. Ma secondo la Cisl questo non è abbastanza.

Roma (askanews) - Produzione industriale sopra le attese a marzo con un progresso dello 0,4% su base mensile rispetto all'incremento dello 0,2% previsto dagli economisti. Guardando i dati disaggregati diffusi dall'Istat, su base mensile si presentano variazioni positive nei raggruppamenti dei beni di consumo (+1,4%), ma con una flessione rilevante del segmento dei beni durevoli (-2,8%). Bene i beni intermedi (+0,3%); diminuiscono invece i beni strumentali (-0,2%), legati al made in Italy, e l'energia (-0,1%). In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a marzo 2015, aumenti nei comparti dell'energia (+4,8%), dei beni di consumo (+3,5%) e, in misura più lieve, dei beni strumentali (+1,4%); segnano invece una diminuzione i beni intermedi (-2,0%). Sembrano buone notizie, ma la Cisl non è affatto d'accordo.

Cisl: Il Jobs Act da solo non basta
«I dati Istat sulla produzione industriale, purtroppo, non dicono nulla di nuovo, confermano che l'economia italiana sta uscendo dalla fase di prolungata recessione, ma continua a crescere meno delle altre economie europee e non quanto necessario per fare aumentare l' occupazione». Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina, commentando i dati Istat di oggi sulla produzione industriale. «Il Jobs act - continua Farina - ha positivamente consentito la trasformazione di molti contratti precari in assunzioni a tempo indeterminato ma come era prevedibille da solo non è in grado di creare nuovo lavoro. Senza straordinarie iniziative della politica e del governo sulla crescita dei consumi interni e degli investimenti, non solo non avremo nuova occupazione ma rischieremo l' indebitamento strutturale della base produttiva ed industriale del Paese. E' giunto il momento che le prove 'muscolari' di democrazia decidente, il governo, oltre che per la legge elettorale, le dimostri anche nel sapere prendere decisioni più coraggiose ed impegnative su economia e lavoro ed ascoltando di più chi il lavoro lo conosce ed i lavoratori li rappresenta», conclude Farina.