Lavoro, contratti a tempo indeterminato in crescita
Dall'Inps, dati incoraggianti. Nei primi due mesi dell'anno, le assunzioni a tempo indeterminato sarebbero aumentate del 20,7% rispetto a gennaio 2014. Sale anche al 41,6% la quota di lavoro stabile. Poletti ha annunciato che, rispetto al primo bimestre 2014, ci sono state 79mila assunzioni in più.
ROMA (askanews) - Forte aumento dei contratti a tempo indeterminato. A gennaio e febbraio - secondo l'osservatorio sul precariato dell'Inps - i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato crescono del 20,7%. Aumenta anche la quota di lavoro stabile sul totale, dal 37,1% al 41,6%, mentre sono «stabili le retribuzioni nei nuovi contratti a tempo determinato».
20% di indeterminati in più rispetto a gennario 2014
Nei primi due mesi dell'anno, spiega l'Inps, i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono stati 307.582, il 20,7% in più rispetto a gennaio-febbraio del 2014. Se si considerano anche le conversioni a tempo indeterminato di contratti a termine e gli apprendisti 'trasformati' in tempo indeterminato, «sono 403.386 i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato stipulati nel primo bimestre dell'anno (in questo caso l'aumento rispetto allo stesso periodo del 2014 è del 12,3%)». «Pertanto - aggiunge l'istituto di previdenza - la quota di nuovi rapporti di lavoro stabili è passata dal 37,1% del primo bimestre 2014 al 41,6% dei primi due mesi del 2015».
Poletti: 303mila assunzioni a tempo indeterminato nel primo bimestre
Nelle scorse ore già il ministro Giuliano Poletti aveva riferito dati incoraggianti. Nel primo bimestre 2015 le nuove assunzioni a tempo indeterminato, esclusa la pubblica amministrazione e il lavoro domestico, sono state 303mila, 165mila a gennaio e 138 mila febbraio e a queste vanno aggiunte 42mila trasformazioni di contratti a termine che sono diventati contratti a tempo indeterminato. Rispetto al primo bimestre del 2014 ci sono state 79mila assunzioni in più. Poletti ha inoltre sottolineato che non si possono fornire valutazioni più puntuali perché «il sistema non rileva ad esempio le situazioni di lavoro autonomo». «Non è possibile - ha chiarito il ministro - fare un'analisi puntuale se si tratti di contratti che vengono trasformati o se si tratti di nuovi contratti, i 79mila è una differenza».
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