Atac: Marino sogna di far pagare il biglietto ai cinesi
Il magnate Wang Chuanfu, l'uomo più ricco della Cina, è pronto ad affittare 700 autobus elettrici. Intanto, però, in periferia i mezzi sono sempre rotti e i passeggeri costretti a lunghe e sfiancanti attese.
ROMA – Sugli autobus di Atac sono pronti a salire i cinesi. Si chiama Wang Chuanfu, «uno degli imprenditori più grandi del pianeta» (secondo quanto lo stesso sindaco ha dichiarato a Radio Radio) il magnate con cui Ignazio Marino si è incontrato mercoledì scorso «per studiare il piano aziendale di Atac – ha raccontato il primo cittadino – e per investire, di suo, per aiutarci con la sua azienda di trasporto». Ora la palla passa all'assessore alla Mobilità Guido Improta, cui è affidato il proseguimento delle trattative: «Ora che anche l'Atac ha riguadagnato credibilità – ha aggiunto Marino a margine della presentazione della nuova viabilità della stazione Tiburtina – vogliamo guardare a partnership importanti».
BUS CON GLI OCCHI A MANDORLA – 43 anni, dall'alto dei suoi 39,6 miliardi di yuan (5,8 di dollari), Chuanfu è considerato da Forbes l'uomo più ricco della Cina. La sua azienda Byd (alias Build Your Dreams, «costruisci i tuoi sogni»), 180 mila dipendenti all'attivo, costruisce batterie per telefoni cellulari e, da qualche tempo, anche per auto e bus elettrici. «Atac sta sperimentando un autobus elettrico di 12 metri prodotto proprio da questa industria, la più importante del mondo nel settore», ha rivelato Marino. Il piano sarebbe quello di affittarne circa 700 in leasing: un'operazione da centinaia di milioni di euro, pur spalmati in diversi anni.
MA IN PERIFERIA I MEZZI SONO SEMPRE ROTTI – Tanti, forse troppi soldi per un'azienda che non riesce nemmeno a garantire un corretto servizio delle linee in periferia. Le risorse a disposizione dell'Atac sono sempre più scarse e spesso non bastano nemmeno a comprare i pezzi di ricambio o ad assumere altri meccanici per riparare i mezzi rotti. Così il parco circolante continua a ridursi e anche le corse effettuate, con relativi disagi per i passeggeri, costretti a lunghe ed estenuanti attese. «La settimana scorsa – ha rivelato Michela Quintavalle, presidente del sindacato Cambia-menti M410, a Repubblica – su un totale di 2.266 bus da 12 metri, potevano uscirne 1.590. Il 30% era inutilizzabile. Quelli da 8 metri, più vecchi, erano appena 700 su 115: il 44%». Si tratta proprio di quegli autobus che dovrebbero circolare nelle zone meno centrali.
L’ASSESSORE: «COLPA DI CHI NON PAGA» – L'assessore Improta scarica il barile: colpa dei clienti che non pagano il biglietto. «Stiamo aumentando i controlli sui bus, è un lavoro lungo e complesso – ha risposto a Radio Roma Capitale – Ci siamo posti la domanda se si debba prima potenziare i mezzi pubblici, invogliando i romani a pagare per un servizio più efficiente, oppure combattere e debellare la piaga dell’evasione, e poi intervenire sul miglioramento del servizio. È complicato perché abbiamo una percentuale di evasori che oscilla tra il 10 e il 40%. Questo dimostra che il problema non riguarda solo gli stranieri ma anche molti romani che non pagano il biglietto». Una situazione sul punto di esplodere, di cui si troverà ad occuparsi il prossimo direttore generale che sostituirà il dimissionario Antonio Cassano: la procedura di selezione partirà nei prossimi giorni.
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