19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Una nuova tecnica messa a punto da due ricercatori norvegesi

Energia dai batteri: come sfruttare le acque reflue

Una speciale fuel cell, alimentata dai processi naturali dei batteri, che permette non solo di purificare le acque reflue dei processi industriali ma anche di generare piccole quantità di energia.

OSLO - I batteri non sempre sono nostri nemici, e potrebbero anche tornarci utili. I biologi norvegesi del SINTEF hanno infatti creato una speciale tecnica di depurazione delle acque reflue che sfrutta proprio questi minuscoli microrganismi. Questa speciale fuel cell, alimentata dai processi naturali dei batteri, permette non solo di purificare le acque reflue dei processi industriali, ma anche di generare piccole quantità di energia. E qui sta la vera novità. Quantità di energia sì piccole, ma utili ad alimentare dispositivi che consumano poco, come un ventilatore o un sensore elettronico.

COME FUNZIONA - «Mentre mangiano, i batteri producono elettroni e protoni. La tensione che si viene a creare tra queste particelle genera energia che può essere sfruttata» spiega Luis Cesar Colmenares, uno degli autori principali della ricerca. «Dal momento che i contaminanti presenti nelle acque reflue vengono consumati e quindi rimossi, l’acqua si purifica». Il nuovo metodo è già stato adottato in un piccolo impianto di scarico di un caseificio: proprio questo tipo di acque reflue è l’ideale per la generazione di elettricità dai batteri perché è ricco di acidi organici. Secondo gli studiosi, però, la tecnica può essere facilmente applicata ad altre tipologie di acque reflue.

IL PRECEDENTE: IL «WARM FLOW» DI NEWTEC - Già il progetto "Warm Flow" di NewTec, che ha visto il coinvolgimento di diverse società quali Somac, Artenergy Publishing, Energia+ e il Dipartimento di Ingegneria industriale dell'Università di Perugia, aveva evidenziato le incredibili proprietà dei batteri in questo senso. La ricerca dimostrava infatti come le acque reflue provenienti dai nostri rubinetti, sanitari ed elettrodomestici vengono inutilmente disperse in scarichi fognari, quando invece, tramite il trattamento di queste acque, sarebbe possibile il recupero di circa il 20-25% del fabbisogno energetico annuo degli edifici.

LA SFIDA DEL FUTURO - La sfida per gli scienziati norvegesi ora è riuscire a produrre una maggiore quantità di elettricità, abbassando l’impatto della depurazione delle acque reflue, processo che si dimostra al momento molto oneroso. Il prossimo passo sarà dunque individuare metodi e batteri più efficienti per la purificazione dell’acqua contaminata. «Per cominciare dobbiamo trovare un batterio che sia in grado non solo di consumare i contaminanti presenti nelle acque reflue, ma anche di trasferire elettroni a un elettrodo».