12 ottobre 2025
Aggiornato 15:30
Fisco

Automobilisti e partite Iva i più tartassati del 2015

Le due categorie saranno le più penalizzate dagli aumenti che partiranno dal primo di gennaio, secondo la CGIA di Mestre. Per gli iscritti alla sezione separata dell'Inps l'aliquota passerà dal 27,72 al 30,72%.

ROMA - Nel 2015 i più tartassati saranno gli automobilisti e le partite Iva. Le due categorie saranno le più penalizzate dagli aumenti che scatteranno dal primo di gennaio. Lo stima la Cgia facendo notare che accanto alla conferma del bonus Irpef, alla riduzione dell'Irap per le imprese e alla cancellazione dei contributi Inps a carico delle imprese per i neoassunti a tempo indeterminato, dal primo gennaio scatteranno anche una serie di aumenti che interesseranno tutti gli italiani.

STANGATA SU PARTITE IVA - I soggetti interessati da questi aumenti - fa notare il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un'auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori: «Oltre all'aumento del costo del carburante, dal primo gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all'1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell'Inps. Per questi freelance l'aliquota passerà dal 27,72 al 30,72%».

CONSUMI CONTINUERANNO A RISTAGNARE - Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione - prosegue Bortolussi -, nel 2015 i consumi delle famiglie «continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6 per cento. Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni - aggiunge il segretario della Cgia -, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni. Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese. Le decisioni economiche prese in questi ultimi mesi vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo timide. Con un tasso di disoccupazione che nel 2015 è destinato a sfiorare il 13% - conclude - non abbiamo alternative: dobbiamo ridare slancio ai consumi interni».