2 maggio 2024
Aggiornato 21:00
Arriva la risposta del MEF all'interrogazione presentata da Daniele Pesco (M5S)

E il Governo conferma: con i derivati, oggi perderemmo 34,4 mld

Una risposta firmata dal Ministero dell'Economia, ma «nessuno del MEF si è degnato di venire in aula», fanno sapere i Cinque Stelle. Che, dopo la lettura del documento presentato, confermano una linea dura sulla questione dei derivati, che il Governo continuerà ad utilizzare per la «gestione del debito», nonostante un valore negativo di mercato, ad oggi, di quasi 35 miliardi di euro

ROMA - E' pervenuta oggi la risposta del Ministero dell'Economia all'interpellanza urgente presentata, tra gli altri, dall'Onorevole Daniele Pesco (M5S), sulla possibilità, prevista dalla legge di stabilità, di stringere garanzie bilaterali sui derivati con le banche. Una risposta, fa sapere l'ufficio stampa del Movimento Cinque Stelle, portata in aula non da un esponente del MEF, bensì dal Sottosegretario al Lavoro Massimo Cassano, interpretata non come "sgarbo istituzionale, ma, almeno", come «sottovalutazione di un problema sentito».

SE I CONTRATTI SCADESSERO OGGI, PERDEREMMO PIU' DI 34 MLD - Il primo punto rilevante della risposta riguarda il passo secondo cui gli «accordi di collateralizzazione consentiranno di realizzare nuove operazioni in strumenti derivati funzionali alla gestione del debito»: questo significa che si continueranno a stringere contratti derivati. Il documento, inoltre, conferma un esborso netto, per i derivati nel 2013, «di poco superiore ai 3 miliardi". Cifra ancora più allarmante, però, oltre a qui già noti 161 miliardi di valore complessivo dei derivati sino ad ora sottoscritti dalla Repubblica italiana, sono quei 34,4 miliardi di «valore di mercato», ovviamente in negativo. Questa cifra rappresenta cioè la perdita attuale a livello di mark to market, ovvero quanto il Belpaese perderebbe se quei contratti scadessero oggi. Certo, la risposta tiene a sottolineare che quella predita è soltanto ipotetica, perchè influenzata dal valore straordinariamente basso dei tassi di interesse rispetto alle condizione di mercato all’epoca della stipula. Tuttavia, per l'ufficio stampa M5S, il dato rimane «molto preoccupante».

L'ENTRATA NELL'EURO NON C'ENTRA - Altro punto saliente della risposta, le ricostruzioni, realizzate dall'Eurostat, delle vicende storiche che hanno portato, negli anni Novanta, il nostro Paese a sottoscrivere molti contratti di questo tipo. Secca, è giunta la smentita , da parte del MEF, sul fatto che questi swap siano stati necessari a centrare il 3% di deficit-Pil ​per entrare nell’euro nel 1997 – come da ipotesi degli interroganti –. Il disavanzo era infatti, come per tutto il 1998, comunque al di sotto la soglia prescritta. Insomma, i cinque stelle non si possono ritenere soddisfatti da questa risposta. «La morale è che continuiamo a fare regali alle banche private dopo i 7,5 miliardi della rivalutazione delle quote di Bankitalia. Chi firmò negli anni ’90 questi contratti? Guarda caso alla direzione del Tesoro c’era Mario Draghi, poi diventato managing director di Goldman Sachs, uno degli istituti che ora si gioverà delle nostre garanzie. Le risorse della Repubblica – chiude il M5S Camera – andrebbero utilizzare per spesa sociale e investimenti produttivi, non per fare regali ai soliti noti».