20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Degrado, abusivismo, ladri di case e affitti a 5 euro

Cavaleri (Federcasa): l'universo Case popolari cade a pezzi

All'ombra della piaga dell'abusivismo edilizio si cela la criminalità organizzata che, sostituendosi agli enti pubblici, si arroga il potere di assegnazione degli alloggi. L'istituto, da parte sua, non ha la facoltà di esercitare alcun tipo di forza nei confronti degli occupanti. Mancano flussi di finanziamento stabili e il pugno duro delle istituzioni.

ROMA - All'ombra della piaga dell'abusivismo edilizio si cela la criminalità organizzata che, sostituendosi agli enti pubblici, si arroga il potere di assegnazione degli alloggi. L'istituto, da parte sua, non ha la facoltà di esercitare alcun tipo di forza nei confronti degli occupanti. Mancano flussi di finanziamento stabili e il pugno duro delle istituzioni. Sul Diariodelweb.it parla Antonio Cavaleri, vicedirettore generale di Federcasa. 

Come funziona il sistema delle case popolari? Chi è che gestisce le assegnazioni?

A gestire le case popolari e le assegnazioni, a decidere chi entra e chi esce è una struttura o una commissione preposta all'assegnazione degli alloggi o un ufficio del comune, che risponde comunque al primo cittadino. Vengono fatte delle graduatorie che vedono, come ben sappiamo, l'assegnazione annuale di poche abitazioni. In realtà ci sarebbero 20 mila case che potrebbero essere nella disponibilità di chi ne ha bisogno, ma mancano i fondi per mantenerle. Sono case vuote, sfasciate, impraticabili. Bisognerebbe fare manutenzione e ristrutturarle per renderle abitabili, ma non ci sono soldi per farlo. Prima i fondi derivavano dalla Cescal, ma una certa classe politica che governava in quel momento decise che i fondi non erano egalitari, perché venivano detratti dallo stipendio di tutti i cittadini, ma assegnavano case solo alla fascia più povera. Finiti quei fondi è finito quel piccolo finanziamento che dava un po' d'ossigeno alle case popolari. Per cui lo Stato si è liberato del problema, rovesciandolo sulle province, ma con un capitolo di bilancio completamente vuoto. Adesso le regioni stanno cercando dove scaricare il problema a loro volta perché non ci sono fondi.

Chi traffici su questa realtà come fa?

La malavita si impossessa del quartiere e del monopolio delle occupazioni abusive e l'istituto non ha la possibilità di intervenire con mezzi di polizia. Ha il dovere di chiama la polizia, che troppo spesso non interviene. Inoltre il prefetto non ordina sfratti per l'ordine pubblico, perché tutti temono tutto e la situazione incancrenisce. Quando l'istituto viene a conoscenza che l'alloggio è occupato manda degli impiegati – non considerando il fatto che dietro c'è la malavita – rileva che è stato. Di fronte all'occupazione l'istituto non ha la facoltà di fare nulla.

Cosa potrebbe essere fatto diversamente che, invece, non viene fatto?

Sono diverse le richieste che, da tempo, abbiamo avanzato alla politica per l'edilizia residenziale pubblica. In primis che non faccia pagare le tasse. Noi paghiamo l'imu con canone bassissimi, per cui quel poco che potremmo destinare alla manutenzione e a nuove costruzioni viene impiegato per pagare le tasse, che ammontano a quasi 200milioni di euro all'anno. Paghiamo oltre all'Imu e alle normali tasse, anche la metà delle tasse dell'immondizia, l'imposta sulle aziende pari a 66 milioni di euro annui, le imposte di registro per quasi 36 milioni di euro, paghiamo l'Iva indestraibile per circa 100milioni di euro, Irap per 37 milioni e Imu per 22 milioni di euro. Chiediamo alla politica questa detassazione fortissima, perché quei soldi vengano ridistribuiti in manutenzioni e nuove costruzioni. Perché i comuni non vogliono rinunciare a questi introiti e quindi anche se lo stato dà la facoltà di attribuire una certa percentuale di tassazione per ici o nuove tasse, molti comuni tengono le aliquote tasse perché devono guadagnarci su. Il canone medio è bassissimo, è una cifra ridicola, e avremmo bisogno di un flusso di finanziamenti certi per mandare avanti la baracca, di almeno di un miliardo di euro all'anno, invece non abbiamo una lira per gestire quasi 850mila abitazioni. Nelle nostre case ci sono 145mila persone disabili, 413anziani oltre 65, 142 mila tra immigrati e extracomunitari, 1/3 delle famiglie dichiara un reddito inferiore ai 10mila euro all'anno

E a proposito dell'idea cavalcata dalla Lega Nord di chiudere l'istituzione delle case popolari e di non fidarsi di queste cifre?

La domanda da porsi è: chi gestirà questo problema sociale? La nostra situazione è riconducibile a questo teorema: noi siamo su un crinale di una montagna con due versanti, uno è quello della beneficenza e l'altro è quello dell'azienda. Nessuno vuole decidere se la nostra istituzione debba essere un'azienda, per cui il patrimonio deve rendere, bisogna fare manutenzioni e imporre canoni che vengano imposti politicamente oppure se dobbiamo fare gli enti di beneficenza, per cui non dobbiamo guadagnare una lira, nessun patrimonio, ma in questo caso qualcuno deve erogare fondi. Le regioni non possono pretendere che siamo entrambe le cose, perché non riusciremmo a garantire il servizio minimo.

Non c'è soluzione, quindi: tutto deve restare così com'è.

Esatto: tutto deve restare com'è, perché siccome è un problema grosso che si è lasciato incancrenire, nessuno lo vuole affrontare. Il canone medio mensile su un campione di 472mila alloggi, al nord è 122 euro, al centro 109 euro, al sud 64 euro. Il canone medio in italia è di 105 euro: cosa ci fai con 64 euroal mese per gestire una casa con costi di riscaldamento, costi di acqua, manutenzione. Il servizio non può che essere pessimo. Ci sono zone in Sicilia in cui si arriva a pagare anche appena 5 euro.

E' inquietante il fatto che poi ci sia l'ombra della malavita.

L'abusivismo è una piaga diffusa soprattutto in grandi città e in regioni del sud. Questo abusivismo, questa malavita è connessa alla tensione abitativa dell'area urbana. Che spinge molte persone a soluzioni estreme. Ma dall'altra parte è incentivata dalla carenza di controlli, e di repressioni che non sono nella potestà degli enti gestori, ma nella potestà di vigili urbani e polizia che troppo spesso trascurano la situazione. Il fenomeno, in molte regioni, è alimentato dall'abitudine di emanare provvedimenti di sanatorie di queste graduatorie che non trovano sbocchi e quindi generano in questi occupanti illegali aspettative di poter essere messi in regola prima o poi. In questo modo si alimentano questi fenomeni malavitosi che organizzano addirittura una vendita sottobanco degli alloggi lasciati liberi dagli occupanti o espropriano addirittura le case degli anziani. Le percentuali di occupazione, nel 2011, sono 1.3 al nord, 7 al centro, 10.4 al sud e, di media, 5.9 in tutta Italia. Per prevenire sarebbero necessari accordi di sicurezza tra comuni, enti gestori, polizia, oltre ad avviare immediatamente la forza pubblica per lo sgombero forzato.Bisognerebbe che le istituzioni vigilassero di più. Servirebbe un controllo costante e censimenti biennali,ma questo equivale a costi altissimi, ad oggi insostenibili. 

Qual è la situazione all'estero?

Il problema è uno: negli altri paesi problematiche simili vengono risolte in maniera diversa: c'è sempre stata osmosi tra pubblico e privato e, soprattutto, il patrimonio è finanziato dallo stato, dalle regioni e dai comuni. Ad esempio in Quebec, in Canada, la società di gestione degli alloggi sociali sa che una casa deve costare un tot di dollari canadesi, affinché il patrimonio rimanda in equilibrio. L'inquilino canadese che non può permettersi una casa riceve la metà del costo dal governo canadese e l'altra metà dal governo del Quebec. L'istituto non fa beneficenza: gestisce case. La domanda sociale di povertà viene risolta dalla regione e dallo stato. L'istituto sa che, nel caso in cui non dovesse ricevere quella somma, la casa crollerebbe. Se un inquilino ha finito di fare il povero e diventa un po' più ricco deve trasferirsi in un'altra casa. Qua in Italia le case popolari sono a vita: si tramanda di padre in figlio, con leggi assurde, con assistenze mediche false, quindi c'è un flusso di ricambio debolissimo, perché le case popolari sono occupate da famiglia da generazioni.

Negli altri paesi esiste una malavita che agisce come in Italia sulle case popolari?

Il tasso di occupazione abusiva esiste nelle aree metropolitane. Il problema c'è ma viene affrontato in modo diverso. Se il fenomeno lo lasci incancrenisce si aggancia la malavita. È una guerra fra poveri: se non costruisci case non c'è soluzione. La malavita alimenta i percorsi di disperazione, vive sempre sulla disperazione. Sull'usura, sulla fame, sulle necessità.