25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Biocombustibili

Dalla paglia di colza biocombustibili di seconda generazione

Come spiega il sito di Science Daily, il britannico Institute of Food Research ha avviato una sperimentazione nel tentativo di trovare un metodo industriale efficiente e a basso costo che faciliti la trasformazione.

LONDRA - La paglia rimasta dopo l'utilizzo della colza - ma anche di altre piante come grano, orzo o luppolo, di cui la sola Gran Bretagna produce 12 milioni di tonnellate l'anno - potrebbe essere utilizzata come fonte di biocombustibili di seconda generazione, senza competere con la produzione alimentare. Come spiega il sito di Science Daily, il britannico Institute of Food Research ha avviato una sperimentazione nel tentativo di trovare un metodo industriale efficiente e a basso costo che faciliti la trasformazione.

MODIFICA GENETICA - La paglia infatti contiene zuccheri che possono essere utilizzati come fonte di biocombustibili, ma in una forma che li rende inaccessibili agli enzimi che dovrebbero trasformarli in zuccheri per la successiva fermentazione (il metodo con cui si ottiene l'etanolo). E' necessario quindi un pre-trattamento (saccarificazione) che renda i carboidrati complessi attaccabili dagli enzimi: la sperimentazione ha accertato che la presenza di acido uronico rallenta il funzionamento degli enzimi, mentre la resa finale di zuccheri è proporzionale alla rimozione degli xilani (componenti della parete cellulare) e alla presenza della lignina. Una possibile strada è quella di modificare geneticamente le piante senza intervenire sulla resa alimentare o la resistenza alle malattie ma in modo che la paglia sia più facilmente trasformabile in biocombustibile, ad esempio diminuendo la presenza di acido uronico nella biomassa.