19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Centrodestra

Brunetta (Fi) attacca sul bonus da 80 euro: solo propaganda mancano le coperture

Il presidente dei deputati di Forza Italia, ironizza: «Almeno per il momento del decreto legge si è persa traccia. E` in viaggio: assicurano gli interessati. In giro tra i diversi ministeri nella difficile arte di ricomporre il puzzle dei finanziamenti. Operazione tutt'altro che semplice, per il semplice fatto che quelle risorse non ci sono»

ROMA – Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, ironizza: «Almeno per il momento del decreto legge sul bonus elettorale degli 80 euro si è persa traccia. E' in viaggio: assicurano gli interessati. In giro tra i diversi ministeri nella difficile arte di ricomporre il puzzle delle coperture. Operazione tutt'altro che semplice, per il semplice fatto che quelle risorse non ci sono. E se ci fossero state, il governo non sarebbe stato costretto a chiedere una deroga dal Patto si stabilità e rinviare di un anno l'agognato pareggio del bilancio. Forse, alla fine, una qualche quadratura 'creativa' si troverà ed il testo giungerà al vaglio del presidente della Repubblica, cui spetta il controllo preventivo di costituzionalità. Verificare, cioè, per il tramite dei suoi uffici, se le relative norme sono finanziariamente sostenibili».

OPERAZIONE ELETTORALISTICA - Brunetta prosegue: «Compito non facile, vista l'indeterminatezza delle ipotesi avanzate e la non coincidenza temporale tra il dare - i soldi in busta paga - e l'avere: gli improbabili risparmi di spesa, destinati in larga misura a tradursi in nuove imposte o tagli delle retribuzioni di coloro che si presume non voteranno a favore della maggioranza parlamentare che sorregge Matteo Renzi. In mezzo a questo vortice la presidenza della Repubblica, chiamata ad avallare un'operazione che più elettoralistica non si può. Come ormai è da tutti - ma proprio tutti – riconosciuto».

I TEMPI STRETTI DI NAPOLITANO - L'ex ministro continua: «Bastasse questo: l'ulteriore difficoltà è rappresentata dai tempi. Il presidente ha poche ore a disposizione per varare il decreto. Se questo rigidissimo calendario non sarà rispettato, con l'immediata pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale, non vi sarà più lo spazio minimo indispensabile per aumentare le buste paghe prima del 25 maggio: giorno in cui si apriranno le urne per le elezioni europee. Il Quirinale è quindi assediato. Stretto tra due fuochi: l'urgenza di fare presto, anche a costo di chiudere entrambi gli occhi; l'esercizio di un magistero che richiede, al contrario, il massimo del rigore. Il tutto guardando all'Europa. Che non farà sconti, quando sarà chiamata a giudicare dell'operato di tutti coloro che hanno operato in deroga ai Trattati. Scelta difficile, quindi, che rischia di mettere in discussione una credibilità consolidata da anni di onorata carriera».