Sciopero generale part-time e a data da destinarsi
Cgil, Cisl e Uil: «Manifestazioni a livello territoriale nel mese di novembre per influenzare il dibattito parlamentare. Questa manovra condanna il Paese a stagnazione senza crescita»
ROMA - Sciopero nazionale di 4 ore con articolazioni territoriali contro la legge di stabilità a novembre. Questo quanto deciso da Cgil, Cisl e Uil che si sono incontrati per delineare una linea d'azione comune in merito alle scelte di politica economica del governo Letta.
STAGNAZIONE SENZA CRESCITA - I segretari generali dei 3 sindacati, Luigi Angeletti, Susanna Camusso e Raffaele Bonanni hanno bocciato la manovra varata dal Consiglio dei ministri perché: «Condanna il Paese alla stagnazione senza crescita».
AZIONI IN PIAZZA E PARLAMENTO - Per stabilire ulteriori passaggi di qualità nella mobilitazione dei sindacati, ci sarà un nuovo incontro a metà novembre dei direttivi che farà il punto su quanto le azioni di protesta avranno portato ad effettivi cambiamenti della legge di stabilità. Angeletti ha spiegato che l'obiettivo delle tre organizzazioni è: «indire scioperi che con manifestazioni a livello territoriale nel prossimo mese riescano a influenzare il dibattito parlamentare. A metà novembre facciamo il punto con i consigli generali e speriamo che la campagna sarà servita e abbia prodotto risultati. Coerentemente con questo nei prossimi giorni chiederemo confronti con i capigruppo di Camera e Senato».
CGIL, CON QUESTA MANOVRA MENO POSTI LAVORO - Quindi ha preso la parola Camusso: «E' stato un errore fare una legge di stabilità che non è nel segno del cambiamento. Il Paese rischia di perdere ancora una volta». Con questa manovra, ha spiegato la sindacalista, si avrà un effetto sull'occupazione, «quello di un'ulteriore perdita di posti di lavoro». La segretaria Cgil ha proseguito: «Il nostro problema è di come far vincere il Paese. E la nostra opinione è che bisogna spostare i pesi. Trovare risorse per il taglio delle tasse per lavoratori e pensionati si può - ha sottolineato - anche a saldi invariati perché si possono fare scelte diverse». Tra gli esempi di Camusso: una maggiore tassazione per le rendite finanziarie, lo stop alla moltiplicazione delle agenzie appaltanti, i costi standard, la necessità di qualificare e rendere efficaci i servizi pubblici per evitare che vinca 'il partito delle privatizzazioni' con «l'accorpamento delle municipalizzate più piccole».
SI ASPETTA RIPRESA INESISTENTE - Dalla Cgil hanno concluso: «Non si materializza una ripresa efficace se questa non si traduce in attività produttiva e quindi in lavoro. Si preferisce aspettare una ripresa che non si capisce da dove dovrebbe venire. Così com'è non va bene. Non sono centrali i tagli alle tasse per lavoratori e imprese, è una legge che mantiene uno stato recessivo nel Paese».
CISL, NESSUN TAGLIO A RUBERIE - Per Bonanni invece, il vero problema è che con questa legge di stabilità «non si è voluto mettere mano agli sprechi, alle ruberie e agli assetti di potere. Noi facciamo le mobilitazioni contro il partito della spesa pubblica, il vero grumo che blocca la crescita perché tutti i soldi vanno a finanziare ruberie». Il leader della Cisl ha sottolineato: «Noi avevamo fiducia nel governo, ma vediamo sempre lo stesso presepe». A proposito dei costi standard, Bonanni ha attaccato: «Tutti sanno che fanno la cresta, un gioco spaventoso di sprechi, tangenti e ruberie».
Dalla Cisl hanno concluso: «E' importante lenire le ferite che sono state inferte dalla riforma Fornero», ossia assorbire gli esodati e sostenere i cassintegrati.
UIL, SU CUNEO MISURE SIMBOLICHE - Infine Angeletti ha stigmatizzato la riduzione del carico fiscale, prevista nella legge di stabilità: «Del tutto simbolica e quindi inefficace». Questa manovra secondo la Uil: «Non è lo strumento utile per raggiungere gli obiettivi che lo stesso governo si era dato, ossia quello di invertire la tendenza della politica economica del Paese, da recessiva a una politica in grado di stimolare la crescita, almeno fino al 2014-2015. Così com'è condanna il Paese alla stagnazione senza crescita e come conseguenza ci sarà un aumento della disoccupazione e di perdita dei posti di lavoro. Questi ragionamento ci hanno obbligato a mettere in campo la nostra forza per ottenere un cambiamento che non può che essere realizzato seguendo il dibattito parlamentare».
Angeletti ha infine aggiunto che i sindacati puntano a «rilanciare la piattaforma con Confindustria».
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