Produzione industriale giù del 4,3% in un anno, a luglio -1,1%
L'istituto di statistica ha rilevato il 23esimo calo consecutivo dell'indice. Camusso (Cgil): «Sorprendente parlare di ripresa. Scelte di stabilità di comodo fanno male al Paese». Sbarra (Cisl): «Serve azione serrata di governo»
ROMA - Continua a calare la produzione industriale italiana. L'Istat ha rilevato che a luglio l'indice destagionalizzato della produzione industriale è sceso dell'1,1 per cento, rispetto al mese di giugno.
23ESIMO CALO CONSECUTIVO - E' il 23esimo calo consecutivo. Rispetto a un anno fa, l'indice è diminuito del 4,3 per cento. Nella media del trimestre maggio-luglio l'indice ha registrato una flessione dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente.
Nel manifatturiero invece, gli unici incrementi congiunturali si sono registrati per i settori delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+4,4%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,2%).
Gli indici corretti per gli effetti di calendario hanno registrato, a luglio 2013, diminuzioni tendenziali in tutti i raggruppamenti principali di industrie. Calano in modo significativo l'energia (-7,1%) e i beni strumentali (-6,6%), mentre registrano una flessione più contenuta i beni di consumo (-3,7%) e i beni intermedi (-2,1%).
REGGE TESSILE - Per quanto riguarda le dinamiche tendenziali dei settori di attività economica, a luglio 2013 l'unico comparto in crescita è quello delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+2,3%). Le diminuzioni maggiori si sono registrate per i settori dell'industria del legno, della carta e stampa (-11,1%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,6%) e della fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,4%).
CAMUSSO, OTTIMISMO IMMOTIVATO - Alla luce dei dati Istat sulla produzione industriale, «parlare di ripresa è ottimismo immotivato. Il dato tristemente non mi sorprende» ha detto a Torino Susanna Camusso, leader della Cgil, a margine del direttivo locale del sindacato.
Per Camusso ciò che sorprende è «invece, che si continui a temporeggiare, quando occorrerebbe decidere strategie per invertire la tendenza». La segretaria Cgil ha proseguito: «La crisi continua ad essere profondissima e ad attraversare il sistema industriale. Abbiamo molta parte del sistema produttivo e dei servizi che è fermo. Scelte di stabilità di comodo fanno male al Paese».
CISL, POCHE RONDINI NON FANNO PRIMAVERA - Luigi Sbarra, segretario confederale della Cisl, commentando i dati diffusi dall'Istat ha detto: «E' sconfortante il dato di luglio sulla produzione industriale, che conferma, per l'ottavo trimestre consecutivo, una tendenza recessiva che appare solo attenuata rispetto ai periodi precedenti. In realtà solo in alcuni settori, come l'abbigliamento e i prodotti petroliferi, e in territori del centro-nord che riescono ad esportare s'intravedono segnali di ripresa, ma poche rondini non fanno ancora primavera».
Sbarra ha spiegato: «E' evidente la sofferenza dei comparti connessi ai consumi durevoli delle famiglie e agli investimenti privati e pubblici, per i quali, anche a luglio, la tendenza è ancora negativa. L'auspicata uscita dal tunnel sulla base di una ripresa ancora fragile e contraddittoria in atto in Europa è al momento ancora poco più di un auspicio. L'Italia, come altri paesi mediterranei, ha problemi specifici di riequilibrio della finanza pubblica e di limiti al credito che bloccano la crescita e che vanno affrontati con decisione».
Quindi dalla Cisl hanno fornito indicazioni per possibili sentieri di ripresa: » Che oltre dai tavoli dell'Unione europea, passano anche per una mirata riallocazione delle risorse a livello nazionale, che tenga conto dei vincoli etici e dell'equità sociale. A partire dalla politica fiscale, alcune priorità, come il costo dell'energia, la gestione delle crisi industriali, l'agenda digitale, la crisi edilizia, vanno affrontati immediatamente dal governo, con un'azione serrata ed efficace, per fermare un declino ormai devastante dal lato sociale e dell'occupazione».