29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Il mercato del lavoro

Lavoro: Monti, riforma più ampia ostacolata dalla Sinistra

Il presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, ha sottolineato che nel suo anno di governo da una parte il centrodestra ha ostacolato la riforma della giustizia, dall'altra una parte del centrosinistra non è stata disponibile a una riforma del lavoro «a più ampio raggio»

MILANO - Il presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, ha sottolineato che nel suo anno di governo da una parte il centrodestra ha ostacolato la riforma della giustizia, dall'altra una parte del centrosinistra non è stata disponibile a una riforma del lavoro «a più ampio raggio».
Secondo il premier è però necessario fare «altri passi avanti» nelle riforme per non vanificare i risultati di quelle già fatte. Monti ha citato, in particolare, un rapporto del Fmi della settimana scorsa che assegnerebbe all'Italia «una crescita aggiuntiva del Pil del 5% in cinque anni», oltre a quella che ci sarà, «se non saranno arrestate le riforme».

Fassina: Monti attacca ancora l'articolo 18 e svaluta occupazione - «Di fronte alla inarrestabile emorragia di lavoro che segna l'Unione europea e l'Italia, la lista Monti, invece di indicare un'inversione di rotta sulla politica economica, continua con la ricetta della svalutazione del lavoro per recuperare competitività. In coerenza con i tentativi fatti lo scorso anno da Palazzo Chigi, il senatore Monti torna all'assalto dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori». Lo afferma il responsabile economico del Pd Stefano Fassina.
«A differenza di un anno fa non ha il coraggio della chiarezza. Si utilizzano acrobazie linguiste e, come al solito, si strumentalizzano le drammatiche condizioni delle generazioni più giovani. L'obiettivo è sempre lo stesso: facilitare ancora di più i licenziamenti, così da ridurre il potere contrattuale dei lavoratori e delle lavoratrici e ridurre, come se non fossero già misere, le retribuzioni».
«Data l'impossibilità di svalutare la moneta, si insiste a svalutare il lavoro. Così peggiorano le condizioni di tutti i lavoratori, padri e figli - conclude Fassina -. È una strada non solo profondamente ingiusta, ma anche sbagliata sul piano economico: la svalutazione interna aggrava la recessione e determina l'aumento del debito pubblico. Avviene in tutta l'euro-zona e in particolare l'Italia. Di quale evidenza ha ancora bisogno la lista Monti? Il peggioramento di tutti gli indicatori macroeconomici non è chiaro? Per la ripresa, per sconfiggere la precarietà e riaprire il futuro a ragazze e ragazzi, è necessario rianimare la domanda interna, innanzitutto di investimenti produttivi. La ricetta Monti non funziona».