23 aprile 2024
Aggiornato 19:00
La decisione del Gip di Taranto

Ilva, rigettata la richiesta di dissequestro dell'acciaio

Sotto chiave il 26 novembre scorso, finirono 1,7 milioni di tonnellate di acciaio realizzato, secondo la procura, quando gli impianti dell'area a caldo dello stabilimento erano sotto sequestro senza facoltà d'uso, quindi provento di reato. Secondo l'azienda il valore dell'acciaio è di un miliardo di euro

TARANTO - Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto la richiesta di dissequestro dell'acciaio presentata il 22 gennaio dal presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, vincolata alla vendita della merce per il pagamento degli stipendi, l'adeguamento all'autorizzazione integrata ambientale e «quant'altro necessario per la sopravvivenza dell'azienda».

Sotto chiave il 26 novembre scorso, finirono 1,7 milioni di tonnellate di acciaio realizzato, secondo la procura, quando gli impianti dell'area a caldo dello stabilimento erano sotto sequestro senza facoltà d'uso, quindi provento di reato. Secondo l'azienda il valore dell'acciaio è di un miliardo di euro. Per il gip la richiesta di dissequestro va respinta perché non si basa su elementi nuovi. Inoltre, scrive il magistrato, «nessuna norma dell'ordinamento giuridico contempla la possibilità di una restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo, per giunta in favore di soggetti indagati proprio per i reati di cui i beni sottoposti a vincolo costituiscano prodotto, sulla base di esigenze particolari o dichiarazioni di intenti circa la destinazione delle somme ricavabili dalla vendita dei beni, che vengano ad essere dedotte dall'interessato».

Trattandosi di un bene deteriorabile, la Procura sta studiando la possibilità di affidare ai custodi giudiziari del sequestro la vendita dell'acciaio il cui ricavato tuttavia non può essere restituito all'azienda, ma deve restare sotto chiave per permettere allo Stato di confiscarlo in caso di condanna.