25 aprile 2024
Aggiornato 03:30
La decisione di Cisl, UIL, Snals e Gilda

Scuola in sciopero il 24 novembre

Sono le decisioni prese oggi pomeriggio dai segretari generali di Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu dopo che nei giorni scorsi era andato a vuoto il tentativo di conciliazione sul mancato pagamento degli scatti di anzianità: «Nel ddl stabilità si stravolge unilateralmente il contratto». Anief: «Profumo pronto a passo indietro su 24 ore?»

ROMA - Uno sciopero per l'intera giornata del 24 novembre, con manifestazione nazionale a Roma preceduto da un nutrito pacchetto di iniziative che prevedono immediata sospensione delle attività non obbligatorie svolte nelle scuole dal personale docente e Ata; assemblee in orario di servizio che si terranno contemporaneamente in tutte le scuole il 13 novembre; richiesta di incontro con i segretari dei partiti della maggioranza per chiedere la cancellazione dal testo del ddl stabilità delle misure che, stravolgendo unilateralmente il contratto di lavoro, determinerebbero un forte aumento dell'orario di servizio dei docenti abbassandone di fatto le retribuzioni; presìdi presso le sedi politiche e parlamentari; sospensione delle relazioni sindacali col Ministero dell'Istruzione.

Nel ddl stabilità si stravolge unilateralmente il contratto - Sono le decisioni prese oggi pomeriggio dai segretari generali di Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu dopo che nei giorni scorsi era andato a vuoto il tentativo di conciliazione sul mancato pagamento degli scatti di anzianità.
Quella del riconoscimento dell'anno 2011 ai fini delle progressioni economiche e di carriera, spiegano i sindacati, è la motivazione iniziale dello sciopero, a cui si sono aggiunte le misure contenute nel disegno di legge di stabilità, nei confronti delle quali è netto il dissenso delle quattro organizzazioni che, insieme, avevano a suo tempo rivendicato e ottenuto l'intesa per il graduale recupero delle anzianità 'tagliate' dalla manovra economica dell'estate 2010.
Secondo i sindacati inoltre «la sospensione delle relazioni sindacali col Ministero, che per l'inaffidabilità della controparte rischiano spesso di rivelarsi inconcludenti, è stata decisa per rimarcare in modo forte la denuncia delle pesanti invasioni di campo su materie contrattuali e la perdurante latitanza del Governo, che ha fin qui impedito l'avvio della trattativa all'Aran per il recupero delle progressioni economiche».
Domani sarà diffuso un documento che i segretari generali stanno predisponendo per una più articolata illustrazione delle motivazioni di un'azione sindacale che, assumendone il forte disagio e l'indignazione, punta a raccogliere ed esprimere la più vasta unità della categoria.

Anief: Profumo pronto a passo indietro su 24 ore? - «Sul web sono state raccolte 20.000 firme in poche ore contro una norma che allontanerebbe l'Italia dagli altri Paesi dell'Ocde e avrebbe violato due precisi articoli della Costituzione». Così Marcello Pacifico, Presidente Anief e delegato Confedir per la Scuola, dopo aver apposto anche la sua firma alla petizione pubblica. L'Anief chiede al ministro della pubblica istruzione Francesco Profumo di fare un passo indietro sull'aumento dell'orario di lavoro degli insegnati a '24 ore' con il contratto bloccato.
I dati della ricerca «Education at a Glance» che pone a confronto i sistemi educativi nell'ultimo decennio nei 37 Paesi più economicamente avanzati, dimostrano come il carico di lavoro (didattica) dei docenti italiani sia nella media, per la scuola materna ed elementare (12 ore in meno), di poco inferiore per la scuola media (74 ore) e per la secondaria superiore (28 ore). E se complessivamente i docenti italiani lavorano una settimana in meno e dieci giorni in meno rispetto agli altri, hanno avuto, però, soltanto il 5% di aumento di stipendio rispetto al 20% degli altri e continuano a perdere a fine carriera 8.000 euro annui. Per questo l'aumento di 234 ore dell'orario di lavoro (6 ore per 39 settimane) proposto dal Governo è fuori da ogni logica e anche privo di buon senso, vista l'evidente discriminazione nel trattamento economico.
L'articolo 39 della Costituzione, d'altronde, - prosegue Pacifico - prevede che il rapporto di lavoro sia regolato da un accordo tra la parte datoriale e il sindacato, mentre l'articolo 36 della Costituzione impone uno stipendio proporzionale alla mole di lavoro e l'obbligo delle ferie che non possono essere considerate una monetizzazione di una prestazione lavorativa, ma un riposo dall'ordinario lavoro. Per queste ragioni, Anief ha lanciato un appello al ministro Profumo perché ritiri questa insensata e incostituzionale proposta.