18 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Nuovo rapporto sul lavoro nell'area euro

Disoccupazione: Bce, Italia al 12,5% se si contano anche gli «scoraggiati»

Se si aggiungono al conteggio dei disoccupati coloro che rinunciano a cercare attivamente un'occupazione, il tasso salirebbe di 4,1 punti percentuali rispetto al livello ufficiale. Fenomeno particolarmente marcato nel Meridione. Gli aggiustamenti dei salari sono stati sinora relativamente limitati, a riflesso della rigidità del mercato

ROMA - L'Italia «è un chiaro esempio di come i dati ufficiali sulla disoccupazione possano sottovalutare la portata del sotto utilizzo del lavoro», afferma la Banca centrale europea in un rapporto sul lavoro nell'area euro: se si includessero i lavoratori «scoraggiati», coloro che rinunciano a cercare attivamente una occupazione, tra i disoccupati, il tasso salirebbe al 12,5 per cento, ossia 4,1 punti percentuali in più rispetto al livello ufficiale. Questo prendendo a riferimento i dati Eurostat del 2011, precisa la Bce nello studio.
Questo fenomeno è particolarmente marcato nel Meridione, dice ancora la Bce, e oltre alla penisola sembra coinvolgere Estonia, Finlandia e Spagna.
In generale lo studio analizza i motivi alla base delle divergenze di comportamento dei mercati del lavoro dell'area euro durante la crisi, per poter valutare i loro potenziali sviluppi di lungo termine. Le ricadute della crisi riflettono tra l'altro la presenza di squilibri all'interno dei paesi, e la Bce rileva come «nonostante la gravità della congiuntura si siano osservati aggiustamenti relativamente limitati dei salari, a riflesso della rigidità del mercato». Rigidità sulla quale ribadisce che è necessario intervenire.

Fornero: Precariato non è invenzione di questo Governo - «Il precariato non è un'invenzione di questo governo». Lo ha sottolineato oggi il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel suo intervento a una tavola rotonda su liberismo e stato sociale organizzata dalla Fondazione Corriere della Sera. Il lavoro precario, ha detto il ministro, «è una condizione che i giovani conoscono molto bene. Vuol dire contratti mordi e fuggi. Vuol dire prendere una persona in partita Iva che entra alle otto del mattino e finisce alle cinque del pomeriggio e farle fare un lavoro ripetitivo che si chiama lavoro subordinato, ma che per varie ragioni viene camuffato da partita Iva. Le partite Iva vere sono assolutamente salvaguardate ma le commesse a partita Iva non rappresentano un buon uso dei rapporti di lavoro».
Il ministro ha fatto anche riferimento all'utilizzo della «cattiva» flessibilità: «Vi posso dire che ci sono numerosi studi che dimostrano che la correlazione tra uso spinto della flessibilità e bassa produttività esiste, è lì».