A Taranto si «indaga» anche sulle cozze
Il pool di Magistrati guidato dal procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio che si occupa delle indagini per reati fra cui inquinamento, avvelenamento di sostanze alimentari e disastro ambientale a carico dei vertici dell'Ilva di Taranto, ha affidato all'Agenzia regionale per l'Ambiente l'analisi chimica delle cozze provenienti dagli allevamenti del mar Piccolo di Taranto
TARANTO - A Taranto si 'indaga' anche sulle cozze, per verificare se ci siano tracce di diossine riferibili all'Ilva. Il pool di magistrati guidato dal procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio che si occupa delle indagini per reati fra cui inquinamento, avvelenamento di sostanze alimentari e disastro ambientale a carico dei vertici dell'Ilva di Taranto, ha affidato all'Agenzia regionale per l'Ambiente, diretta da Giorgio Assennato, l'analisi chimica delle cozze provenienti dagli allevamenti del mar Piccolo di Taranto, distrutte lo scorso mese su decisione della Regione perché rese pericolose per la salute dall'inquinamento.
SOSPETTATO NUMERO UNO, L'ILVA - Scopo delle analisi è quello di identificare, come già avvenuto in passato nel corso delle stesse indagini per formaggi e carni provenienti da allevamenti vicini al colosso siderurgico, le impronte digitali delle sostanze killer, come la diossina, in modo da stabilirne la provenienza. Sospettato numero uno, l'Ilva.
L'analisi dell'Arpa potrebbe essere uno degli ultimi tasselli all'inchiesta, avviata circa due anni fa, che di recente ha portato all'arresto di Emilio e Fabio Riva, Luigi Capogrosso ed altri cinque dirigenti del siderurgico, nonché al sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'acciaieria più grande d'Europa.
DISTRUTTE VENTI TONNELLATE DI COZZE - «Dal punto di vista dei capi d'imputazione non cambierebbe nulla - commenta il procuratore Sebastio - si rientrerebbe sempre nel reato di avvelenamento di sostanze alimentari. Dopo carni e formaggi infettati, l'inchiesta si estenderebbe anche alle cozze, con effetti dal punto di vista risarcitorio». Solo nell'estate 2012, infatti, secondo quanto dichiarato dai mitilicoltori tarantini, sono andate distrutte circa venti tonnellate di cozze provenienti dal primo seno del mar Piccolo, per un valore commerciale attorno ai 4 milioni di euro. Oltre venti cooperative di allevatori di mitili interessate dal provvedimento di distruzione, nel caso in cui si accertasse la responsabilità di Ilva nell'avvelenamento con sostanze pericolose per la salute, potrebbero chiedere i danni al siderurgico.
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