3 settembre 2025
Aggiornato 16:30
Siderurgia | Inchiesta Ilva

Ferrante: Così si uccide un'azienda

Il Presidente dell'Ilva: Non dimentichiamo che siamo in una fase cautelare. Non c'è una sentenza. Non si uccide un'azienda mandando a casa migliaia di lavoratori. Il Ministro Passera: Evitare la chiusura, sarebbe un danno irreparabile

ROMA - «Ho rispetto nei confronti della magistratura, preferisco non commentare»: così Bruno Ferrante, presidente dell'Ilva, dopo che il gip di Taranto Patrizia Todisco lo ha estromesso dall'incarico di custode giudiziario dell'acciaieria (per conflitto d'interessi) e ha de facto ordinato il congelamento degli impianti per il rischio ambientale. Contro la decisione del gip è insorto un muro di lavoratori, sindacati, partiti politici e governo (il premier Monti manderà a Taranto il 17 agosto tre ministri con l'incarico di fargli una relazione e l'eventuale chiusura dell'Ilva viene definita «un danno irreparabile» dal ministro per lo sviluppi economico Corrado passera). Ferrante da parte sua non commenta ma dice «Non dimentichiamo che siamo in una fase cautelare. Non c'è una sentenza. Non si uccide un'azienda mandando a casa migliaia di lavoratori».
Sempre secondo Ferrante, il suo incarico come custode giudiziario (inizialmente deciso dal Tribunale del Riesame) aveva un senso perché «era un modo per mantenere un collegamento fra il lavoro svolto dagli altri custodi e l'attività della società», che doveva risanare l'Ilva in base alle indicazioni dei periti e con «un pacchetto di iniziative condivise con governo e Regione».

E il rischio ambientale, la diossina killer? «Le responsabilità ci sono state, ma riguardano il passato. Omissioni, anche da parte dell'Ilva, che ha comunicato male, si è mostrata litigiosa». Ora serve «un clima più sereno» e il Riesame «ci aveva dato una prospettiva, utilizzare gli impianti per metterli in sicurezza».
A una domanda su quando però gli impianti dell'Ilva potrebbero essere considerati non più tossici, Ferrante replica «Non so né quando né che costi abbia tutto ciò. Bisogna leggere la nuova autorizzazione ministeriale. Ma alcune emissioni sono state abbattute. Molto è stato già fatto e molto si può ancora fare». Oggi, Ferrante incontrerà i sindacati perché l'ipotesi di chiusura degli impianti mette a rischio il lavoro di tutto gli operai dell'Ilva. «Sono agitati. Il momento è difficile ma l'ipotesi di licenziamento non rientra nel nostro orizzonte. Non ne abbiamo neanche parlato».

Passera: Evitare la chiusura, sarebbe un danno irreparabile - La chiusura dell'Ilva rappresenterebbe un «danno irreparabile»: lo dice il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, in un colloquio con La Stampa. Dopo la decisione del Gip di Taranto che ha congelato la stabilimento confermando il blocco della produzione e togliendo all'ex prefetto Ferrante l'incarico di commissario, ieri è intervenuto il governo: il premier Mario Monti manda a Taranto il 17 agosto i tre ministri competenti - Passera, il collega dell'Ambiente Corrado Clini e il ministro della Giustizia Paola Severino la quale ha chiesto gli atti ai pm. E alla Stampa, Passera dichiara che «la contrapposizione non interessa al governo e non serve».
Ma l'esecutivo «farà di tutto per evitare la chiusura dell'Ilva, per questo bisogna andare oltre la sterile contrapposizione tra istituzioni e magistratura. Ciascuno agisce nell'ambito delle sue competenze e trovare una via d'uscita che coniughi sostenibilità e lavoro è doveroso e possibile».
Per Passera «è assolutamente necessario evitare la chiusura e lo spegnimento degli impianti, cose che causerebbe danni irreparabili sia dal punto di vista economico che occupazionale e sociale».