Patroni Griffi: Con il riordino Province dimezzate
Il Ministro della Funzione Pubblica: Sotto i requisiti di territorio-abitanti non ci saranno enti. Soddisfatta Confesercenti. Deciso anche il raddoppio delle tasse per gli studenti fuori corso
ROMA - Il «riordino» delle Province porterà a un dimezzamento del numero degli enti. Lo ha garantito il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, dopo la presentazione di un emendamento dei relatori al decreto spending review in Senato. «Tutte le Province sono riordinate, ossia sono rimesse in gioco - ha detto il ministro - e resta confermato l'obiettivo di dimezzare le Province».
Sotto i requisiti previsti per territorio e abitanti, ha sottolineato Patroni Griffi, «non esisteranno Province. Non ho mai amato, neanche prima, parlare di Province soppresse o salvate».
Confesercenti: Ok Patroni Griffi su province - «Appoggiamo decisamente l'impegno espresso dal Ministro Patroni Griffi di procedere verso un sostanziale dimezzamento delle Province». Lo sottolinea Confesercenti in una nota nella quale afferma che «l'obiettivo finale per noi resta quello della eliminazione ma l'orientamento espresso è un grosso passo avanti che ora va difeso con decisione dai prevedibili tentativi di ridimensionarlo».
Per Confesercenti, «occorre, invece, agire in più direzioni e con coraggio: ad esempio riducendo anche il numero delle comunità montane, accorpando molti micro-comuni e le società di sistema che dipendono da regioni ed enti locali e sono spesso fonte di sprechi e di clientelismi».
Fino a raddoppio tasse per studenti fuori corso - Aumenti in arrivo per le tasse universitarie pagate dagli studenti fuori corso, che potranno anche raddoppiare per quelli con reddito alto. Lo stabilisce un emendamento al decreto spending review approvato in commissione Bilancio al Senato. Gli aumenti possono essere decisi dagli atenei e secondo criteri definiti dal ministero dell'Istruzione, da adottare «sulla base dei principi di equità, progressivitià e redistribuzione e tenendo conto degli anni di ritardo rispetto alla durata normale dei corsi di studio, del reddito familiare Isee, del numero degli studenti appartenenti al nucleo familiare iscritti all'università e della specifica condizione degli studenti lavoratori».