28 agosto 2025
Aggiornato 06:30
Lettera del Ministro a «La Stampa»

Lavoro, Fornero: Agire insieme, ma facciamo presto

Il Ministro del Lavoro: La riforma è necessaria ma non sufficiente. Il Sottosegretario Catricalà: E' bene che si sappia che non ci sono tesoretti. Il leader della CISL Bonanni: Senza accordo a rischio la pace sociale

ROMA - Un riforma del lavoro da fare insieme alle parti sociali ma presto, per consentire al Paese di stare al passo con il continuo mutamento dell'economia mondiale. Nuove regole non senza una «rete di sicurezza» più ampia per i lavoratori però. In una lettera, affidata alle pagine de La Stampa, il ministro del lavoro Elsa Fornero traccia le linee guida del piano sul tavolo.
Due, scrive il ministro, sono i «requisiti essenziali» che dovrà avere il nuovo mercato del lavoro, vale a dire: «Un adeguato grado di 'buona' flessibilità del lavoro stesso da parte delle imprese» e «un adeguato sistema di strumenti - assicurativi e assistenziali - che consentano ai lavoratori e alle imprese di gestire il cambiamento e il rinnovamento strutturale, anziché subirli», scrive Fornero nella lettera.
«L'Italia - spiega - sta dimostrando di voler rapidamente superare le condizioni di debolezza strutturale che ne hanno fortemente frenato lo sviluppo nel corso negli ultimi decenni». Ma avverte: «senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, però, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi».

La riforma del lavoro è necessaria ma non sufficiente - «Il nuovo mercato dovrà essere funzionale alle opportunità e alle sfide poste dall'economia globale con le sue nuove tecnologie, e dinamico, per adattarsi rapidamente a cicli economici e a fenomeni competitivi dai ritmi molto più veloci di un tempo» spiega il ministro. «Rimediare si può», prosegue il ministro che cita l'esempio della Germania all'inizio del decennio scorso insieme ai risultati raggiunti.
«L'incoerenza tra la flessibilità introdotta nel mercato attuale», aggiunge Fornero, ha «evidenti effetti sperequativi: vi sono settori e lavoratori che possono godere di generosi strumenti di sostegno e altri che ne sono del tutto esclusi». Il ministro conclude ricordando che quella del lavoro è una riforma necessaria ma non sufficiente: «Rappresenta un ingrediente essenziale di una ricetta più complessa per rimediare alle debolezze strutturali del Paese. Ed è nel quadro di quella ricetta che gli interventi prefigurati vanno intesi e valutati. La riforma è necessaria ma da sola non è sufficiente a garantire la creazione di benessere».

Catricalà: E' bene che si sappia che non ci sono tesoretti - Il tesoretto «attualmente non c'è». Lo ha detto Antonio Catricalà, ospite di Maria Latella su Sky. «E' bene che si sappia - ha aggiunto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - che non ci sono tesoretti, non c'è grande disponibilità di bilancio, la nostra è una politica di ristrettezze perchè imposta dalla situazione effettiva delle casse statali».

Bonanni: Senza accordo a rischio la pace sociale - «Sicuramente la scarsa considerazione per i problemi delle persone più deboli e le prospettive di scelte difficili può fare degenerare la situazione». Il leader della Cisl Raffaele Bonanni lancia l'allarme sulla riforma del lavoro, nel caso dovesse venire fatta senza l'accordo con le parti sociali e, in una intervista a Il Messaggero, dice che se per il lavoro dovesse venire applicato lo stesso metro usato per la riforma delle pensioni «il rischio per la tenuta sociale del Paese c'è».
«Chi fa una riforma deve sapere dove mettere i piedi e quanto spendere. Mi sembra che lo Stato non ci voglia mettere un soldo puntando tutto sull'assicurativo. E non si può accettare - spiega Bonanni - che tutti paghino il sistema assicurativo e poi alla fine ne usufruisca anche chi non ha pagato. Oltretutto a noi non va bene la cancellazione della cassa integrazione e comunque la soppressione di alcuni ammortizzatori sociali per costruire una non meglio precisata indennità di disoccupazione». Quanto all'art. 18 «passati due o tre mesi la gente si è resa conto che è uno stacco da far volare in aria. Non ha nessuna attinenza con i problemi economici ed occupazionali che abbiamo».