26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
La riforma del mercato del lavoro

Lavoro, Berlusconi «sfida» Bersani sull'articolo 18

L'ex Premier: Non è un tabù. Il Segretario dei Democratici: Estraneo al problema del lavoro. Di Pietro-Zipponi: Partiti appoggino la mozione Idv pro articolo 18. Alfano: La riforma è necessaria. Diliberto (Pdci): Abolire la Cigs è un via libera ai licenziamenti di massa

ROMA - E' ancora articolo 18. Mentre governo e sindacati duellano su Cigs e sussidi di disoccupazione, i partiti si dividono sullo spinoso tema della modifica dello Statuto dei lavoratori. Oggi sono i due big della maggioranza, Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, a dibattere sull'opportunità di modificarlo, con il leader democratico convinto che si tratti di un tema «estraneo ai problemi del lavoro» e con l'ex premier aperto invece a modifiche.

Bersani: Art. 18 estraneo ai problemi del lavoro - La cassa integrazione straordinaria non deve essere eliminata in questo periodo di crisi, ha sottolineato Bersani, convinto anche della necessità di tutelare l'articolo 18: una eventuale modifica ha «poco o nulla a che fare con i problemi che ha adesso il mercato del lavoro. Alla fine, come abbiamo sempre detto, ci sarà una manutenzione della gestione di questo articolo che ha poco o nulla a che fare con i problemi che ha adesso il mercato del lavoro. Finalmente - ha proseguito - chiusa quella trattativa si tratterà del tema vero cioè come diamo un po di lavoro. Un tema intorno al quale ancora stiamo ancora girando intorno». Il segretario democratico ha anche assicurato che sulla riforma il Pd valuterà le risposte che verranno dal Tavolo tra Governo e parti sociali per poi discuterne in Parlamento qualora non vi fosse un accordo condiviso.

Berlusconi: Non è un tabù - Di diverso avviso, sulla materia, il leader del Pdl e predecessore di Monti, Silvio Berlusconi. Di articolo 18 «se ne deve poter discutere, non può essere un tabù». Intervista dall'agenzia di stampa spagnola Efe, il Cavaliere ha aggiunto: «A suo tempo noi proponemmo di modificarlo almeno per i nuovi assunti, ma la reazione, soprattutto dei sindacati, fu furibonda. Alla fine quest'idea è tornata. Produttività, crescita e occupazione, così come la fiducia dei mercati e degli investitori internazionali, dipendono in gran parte dalla riforma del nostro sistema di relazioni lavorative». A fargli eco, nel pomeriggio, il segretario pidiellino Angelino Alfano: «Abbiamo sempre sostenuto che ci voglia una riforma del mercato del lavoro nel nostro Paese, e che l'articolo 18 non sia un tabù. Tutto ciò non serve per licenziare di più, ma per assumere meglio».

Di Pietro-Zipponi: Partiti appoggino la mozione Idv pro articolo 18 - «Man mano che passa il tempo, nel confronto fra governo e parti sociali, si dirada il fumo e si fanno sempre più chiare le posizioni del ministro Fornero sia sulla modifica dell'art.18, che porterebbe alla demolizione del suo valore deterrente contro i licenziamenti ingiustificati, sia sulla riduzione della Cig straordinaria, con il conseguente licenziamento di quasi 200 mila lavoratori». Lo affermano in una nota congiunta il presidente dell'IdV, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi.

Gelmini (Pdl): Non può essere un alibi per frenare la riforma - «L'articolo 18 pare uno scoglio, la conditio sine qua non, il grande punto di divisione. In realtà esso riguarda solo una piccola parte delle aziende. Ecco, noi ci auguriamo che la discussione sull'articolo 18 non diventi un alibi per lasciare ferma ogni cosa nel mercato del lavoro».Lo ha affermato l'ex ministro Pdl Mariastella Gelmini.
«Riformarlo serve a rilanciare il Paese. Dobbiamo pensare - ha continuato Gelmini - a tutte le categorie, ma anche alle piccole e medie imprese che sono realtà viva e importante per il nostro tessuto produttivo».

Della Vedova (Fli): La Cgil difende lo status quo - «Mentre Fornero cerca con le riforme di rendere più efficiente e quindi più equo il sistema degli ammortizzatori sociali, la Cgil difende uno status quo non più sostenibile». Lo ha detto in una nota il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova.
«La Cigs - ha aggiunto - non funzionerà mai come ammortizzatore sociale universale perché non sostiene il reddito dei disoccupati, non aiuta la riqualificazione professione di chi è costretto a cambiare azienda o settore ed esclude completamente dai suoi benefici milioni di lavoratori, per lo più giovani. Ampliarne l'utilizzo e non proporre soluzioni alternative - sottolinea Della Vedova - si è già rivelato un errore. Non si può pensare di mantenere intatto l'attuale complesso di ammortizzatori sociali e a questo aggiungere un sussidio universale di disoccupazione: non è possibile aumentare la spesa pubblica e inasprire ulteriormente il già pesante carico contributivo sui lavoratori, come sa bene Susanna Camusso», ha concluso Della Vedova.

Damiano (Pd): Su abolizione della Cigs il governo ci ripensi - «Mentre sarebbe assolutamente auspicabile che i contributi pagati sui contratti di lavoro flessibile li rendano più costosi rispetto al lavoro stabile, riterremmo sbagliata la scelta dell'eliminazione della Cassa integrazione straordinaria. In un periodo di crisi come l'attuale questa scelta equivarrebbe a trasformare i lavoratori da cassaintegrati a licenziati». Lo ha detto Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.

Diliberto (Pdci): Abolire la Cigs è un via libera ai licenziamenti di massa - «Abolire la Cig straordinaria e sostituirla con un sussidio di disoccupazione equivale a dare il via a licenziamenti collettivi di proporzioni enormi.» Lo ha affermato il segretario nazionale del Pdci Oliviero Diliberto.
«I dati diffusi dalla Cgil questa mattina - ha aggiunto- testimoniano che sono già tantissimi i lavoratori che passano dalla cassa integrazione alla disoccupazione. Si tratta di persone in carne ed ossa per cui rientrare nel mondo del lavoro sarà difficilissimo. La si smetta con lo smantellamento dello stato sociale e delle tutele e si affronti questa vera emergenza.»

Gasparri (Pdl): Serve una riforma organica - «Serve una riforma organica del mercato del lavoro, per rendere più competitivo il nostro Paese e creare sviluppo e occupazione. Una riflessione seria sull'articolo 18 non può essere quindi esclusa». Lo afferma il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri.
«E' fuori strada chi pensa di poter imporre veti o di fare operazioni a metà. O si riforma tutto il sistema e si eliminano quelle rigidità che finora hanno danneggiato il mercato del lavoro, oppure si rischia l'immobilismo. Ed in questa fase non possiamo permettercelo», conclude.

Alfano: La riforma è necessaria - «Abbiamo sempre sostenuto che ci voglia una riforma del mercato del lavoro nel nostro Paese, e che l'articolo 18 non sia un tabù. Tutto ciò non serve per licenziare di più, ma per assumere meglio». Così il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano, parlando, a margine del primo congresso cittadino del partito a Palermo, della riforma del lavoro.
«Questo è lo scopo della riforma del lavoro - ha proseguito Alfano -. Serve a rispondere a una richiesta del mercato, che ha come finalità ultima quella di creare nuova occupazione».