Lavoro, Fornero: Contratto di riferimento resta quello a tempo indeterminato
Il Ministro del Lavoro: Vigileremo sul rispetto delle quote di genere di società pubbliche. Le donne sono state le più penalizzate dalla riforma delle pensioni. Allo studio un provvedimento che regoli le dimissioni in bianco
MILANO - «Le quote sono la negazione del merito ma se certi processi non avvengono spontaneamente - e il tempo al Paese è stato dato - allora bisogna agire con una spinta più forte». Lo ha affermato, il ministro per il Welfare e per le Pari opportunità Elsa Fornero, alla vigilia di una nuova stagione di nomine ai vertici delle principali società quotate e pubbliche. Il governo, assicura, «vigilerà affinché la normativa sia rispettata». Le competenze ci sono: «tutte le associazioni e i siti che si occupano di questo tema hanno provveduto a raccogliere curricula di donne in grado di sedere nei Cda. E poi, devo dire, non si è mai molto guardato alle competenze degli uomini, che magari siedono in ben più di un consiglio di amministrazione».
Allo studio un provvedimento che regoli le dimissioni in bianco - Fornero ha ammesso che le donne sono state le più penalizzate dalla riforma delle pensioni. Ed è per questo che ora «dobbiamo buttarci a cambiare il mercato del lavoro»: quel sistema pensionistico «funziona se funziona bene il mercato del lavoro. A quel punto le donne potranno rivendicare di avere le stesse condizioni degli uomini».
Secondo il ministro bisogna andare verso «un contratto di riferimento, che deve essere il contratto a tempo indeterminato se parliamo di lavoro subordinato. Poi il contratto a tempo determinato e forme di flessibilità». Riguardo la normativa per impedire il fenomeno delle dimissioni in bianco, Fornero annuncia che si sta studiando un provvedimento «che sia a tutela di un lavoratore che può essere in condizioni di inferiorità e costretto alle dimissioni, ma non vogliamo che sia una rivalsa nei confronti delle imprese». Sulla questione del congedo per i padri, Fornero si è detta favorevole ma «attenzione, non vogliamo caricare di costi le imprese. Penso che potremmo far riferimento ai disegni di legge già in discussione in parlamento per pensare a ripartire il congedo tra i due genitori in modo che nessuno dei due prenda meno di un x per cento. Non vogliamo, cioè, aggiungere un congedo a quelli esistenti, perché in questo caso aumenteremmo gli oneri per le imprese».
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