28 marzo 2024
Aggiornato 22:00
Aspettando Vinitaly: continua il dibattito sul vino nella ristorazione

Il consumatore di vino in tempo di crisi

Poco magazzino, vini più legati al consumo quotidiano, magari con una strizzatina d’occhio alle etichette straniere, ma con un migliore rapporto qualità/prezzo: così la crisi diventa un’opportunità per fare piazza pulita dei vini che non piacciono più

VERONA - Al ristorante «i consumatori non ne potevano più di vini tutti struttura e alcol. Quelli, per intenderci, che quattro persone a tavola durante una cena non riescono a finire». Ne è convinto Giorgio dell’Orefice, giornalista di Agrisole - Il Sole 24 Ore, ma non è il solo a pensarla così tra gli operatori della filiera intervistati da Vinitaly.
È questa l’altra faccia della crisi, quella che di fronte alla necessità di ridurre i costi diventa un’opportunità per alleggerire la cantina: «La maggiore coscienza si riflette anche su una corretta gestione del magazzino e sulla sua rotazione – dice Corrado Mapelli, direttore commerciale del Gruppo Meregalli –, portando il ristoratore a rinunciare alle etichette che non sono particolarmente vendute o richieste e a concentrare la propria offerta».

Per fare la giusta carta dei vini bisogna allora fare l’identikit del nuovo consumatore, sfatando magari alcuni tabù, perché è vero che la crisi e le campagne contro il consumo di bevande alcoliche stanno condizionando i consumi di vino al ristorante, ma è altrettanto vero che la diminuzione dei consumi è in atto ormai da anni in Italia e tendenzialmente li porterà al di sotto dei 40 litri pro capite; la causa è il cambiamento nello stile di vita, rivolto a una maggiore attenzione verso il proprio corpo e verso gli aspetti salutistici dell’alimentazione.
Inoltre, i vini strutturati ‘per forza’ non piacciono più così tanto, mentre il consumatore medio è più informato, curioso, viaggia e assaggia vini di altri Paesi.
Infine, professionisti come i sommelier possono fare la differenza tra bere colto e informato e quello generalista.
Viste queste premesse, le nuove carte dei vini dovrebbero essere un mix di etichette, tendenzialmente più legate al consumo quotidiano, con «vini più leggeri, freschi e beverini», dice Mapelli, ma «il desiderio di bere vini leggeri – puntualizza Antonio Tonola, sommelier e titolare del ristorante La Lanterna Verde di Villa di Chiavenna in provincia di Sondrio – prenderà piede solo per i vini che risulteranno gratificanti alla beva, di buona sapidità ed espressione riconoscibile dei più disparati territori vitivinicoli italiane».
E poi ci sono le bollicine, che sono «una forte tendenza attuale - dice Nadia Zenato dell’Azienda vitivinicola Zenato –, che ha visto crescere il prosecco, ma non solo» per un consumo che ormai copre tutto l’anno.
Fondamentale sarà il rapporto qualità/prezzo e il ruolo di ristoratori e sommelier capaci di raccontare il vino, consigliare e orientare l’acquisto verso il gusto che il cliente cerca e verso il prezzo che è disposto a spendere.