Sindacati: Rischio di tensioni sociali, subito un «Piano per il lavoro»
La leader della CGIL Camusso: «Il Governo dialoghi e abbia più coraggio». La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. Angeletti (Uil): «Il governo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati»
ROMA - Nei prossimi mesi di recessione c'è il rischio di nuove tensioni sociali e serve subito un piano per il lavoro, che è la vera emergenza. Cgil, Cisl e Uil lanciano l'allarme per il 2012 e incalzano il governo, che al contrario - con il premier Mario Monti - confida che non ci sarà conflitto sociale. La richiesta forte, reclamata dai leader dei sindacati confederali in un colloquio con TM News, è di cambiare rotta e avviare il confronto con le parti sociali, dalla riforma del mercato del lavoro alle misure per la crescita.
CAMUSSO (CGIL) - «Nei prossimi mesi - sottolinea il segretario generale della Cgi, Susanna Camusso - la recessione avrà un impatto duro sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale. Anche per questo - afferma - è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione».
BONANNI (CISL) - Per il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, il rischio di conflitto sociale «dipenderà solo dal comportamento del governo. La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo - evidenzia - pacchetti preconfezionati o ispirati da altri».
ANGELETTI (UIL) - «Non è nostra intenzione - aggiunge il leader della Uil, Luigi Angeletti - fare del conflitto sociale la nostra regola, ma è chiaro che il governo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati. La combinazione - conclude - di pensioni più basse, redditi reali decrescenti e minore occupazione non è un buon viatico per la pace sociale».
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