26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Il presidente della CIA Politi interviene all’incontro di Cremona

Forum dell’agroalimentare: un appuntamento mancato

Con il nuovo governo subito un serio confronto per un progetto di riforma agraria indispensabile per affrontare la Pac post 2013. La nostra proposta di Conferenza nazionale aveva un obiettivo ben preciso: costruire con idee condivise un futuro di crescita del mondo agricolo italiano

CREMONA - «Vista la mutata situazione dello scenario politico e l’evidente difficoltà a individuare un’interlocuzione che possa impegnarsi anche sulle future scelte, il Forum nazionale dell’agroalimentare, che peraltro non è stato preceduto da un confronto articolato e approfondito fra tutti i soggetti dell’agroalimentare e del sistema economico e finanziario e né si muove lungo un preciso filo conduttore, è un appuntamento mancato, quindi, assai poco produttivo. Con il nuovo governo bisogna aprire subito un confronto serio per un progetto di riforma agraria nazionale indispensabile per affrontare le sfide della Pac post 2013». E’ quanto sottolineato dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nel suo intervento all’assise di Cremona.

«Il Forum, al quale siamo stati invitati a parlare e a esporre le nostre idee, si traduce così in un semplice elenco di proposte da parte delle componenti interessate, cui, al momento, appare difficile dare un seguito. Eppure, fin dal 2004 -ha aggiunto Politi- eravamo stati i primi a proporre e sollecitare una Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale che doveva rappresentare l’appuntamento finale di un percorso adeguatamente preparato, dal quale potesse scaturire un progetto condiviso per una vera riforma agraria».

«D’altra parte, non è pensabile affrontare la riforma della Pac post 2013 senza un nuovo progetto di politica agricola nazionale. È su di esso che fin da adesso ribadiamo l’esigenza -ha rimarcato il presidente della Cia- di aprire al più presto una costruttiva fase di concertazione con il nuovo esecutivo, nella quale coinvolgere le Regioni».
«Al momento, anche in vista dei prossimi incontri che il commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos avrà a Roma, riaffermiamo -ha detto Politi- la nostra convinzione: la futura Politica agricola comune, considerando le difficoltà che si preannuncia per una proposta fortemente penalizzante per la nostra agricoltura, non potrà, da sola, aiutarci a superare le criticità del settore e a valorizzare e consolidare le tante eccellenze e i punti di forza che pure ci sono. C’è, dunque, la necessità di un nuovo progetto agricolo che deve scaturire da un confronto alto dove delineare una strategia condivisa nei confronti della quale le istituzioni e le rappresentanze agricole possano assumere le proprie responsabilità, impegnandosi a realizzarla. E il Forum di Cremona non può dare alcuna risposta in questo senso».

«Eppure, quando, nella primavera scorsa, si era cominciato a parlare di Stati generali, come Cia -ha rilevato il presidente confederale- avevamo confermato tutto il nostro impegno e la nostra collaborazione, affinché una discussione seria sull’agricoltura si potesse svolgere nel migliore dei modi, dando risultati concreti e fornendo ai produttori agricoli le risposte che attendono. Invece, tutto ciò non è avvenuto. Si è arrivati all’incontro di Cremona in ordine sparso e senza una precisa idea sul futuro del mondo agricolo italiano».
«I grandi cambiamenti dell’ultimo decennio, peraltro, imponevano un preciso progetto di agricoltura. Un progetto -ha rilevato Politi- per porre la parola fine a provvedimenti sporadici e ad azioni scollegate. Bisogna, al contrario, lavorare per lo sviluppo e per azioni di ampio respiro. Il mondo agricolo non è allo sbando; tanto meno gli agricoltori hanno ‘tirato i remi in barca’ e rinunciato a essere imprenditori. Vogliono soltanto essere messi nelle condizioni di operare con efficacia, di competere seriamente sui mercati. E il Forum dell’agroalimentare, come già avvenne nelle due Conferenze sull’agricoltura del 1961 e 1978, doveva disegnare una nuova e moderna agricoltura che per affrontare, con adeguata capacità competitiva, le sfide della nuova Pac e di un’economia globalizzata. Cosa che non si è realizzata».

«Ed è per tale motivo che insistiamo sul fatto che -ha affermato il presidente della Cia- una posizione forte nel negoziato sulla riforma della Pac deve avere, a monte, un’idea chiara di agricoltura nel nostro Paese. Un settore strategico a livello globale che va tutelato e valorizzato. Da qui la necessità di scelte rinnovate e condivise».
«Per quanto riguarda la futura Pac, questa -ha sostenuto Politi- deve porre al centro l’agricoltura e le imprese agricole. Le risorse, peraltro sempre meno consistenti, devono essere destinate agli agricoltori professionali e alle aziende che operano nel mercato dei prodotti e del lavoro. Bisogna sostenere gli imprenditori agricoli, non i percettori di rendite fondiarie e parassitarie . Occorre, dunque, rispondere principalmente all’obiettivo di creare imprese agricole vitali, capaci di produrre reddito, di corrispondere alla domanda alimentare mondiale di cibo, di contribuire ad affrontare la sfida ambientale e climatica. In tale contesto dovranno essere prioritari gli strumenti per l’innovazione e il ricambio generazionale, la crescita della competitività delle imprese e dei sistemi produttivi, l’organizzazione dell’offerta e delle relazioni di mercato, la gestione delle crisi».

«In questi giorni abbiamo espresso grande preoccupazione per le proposte formulate dalla Commissione Ue, che sono fortemente riduttive per la nostra agricoltura. Per questo motivo -ha concluso il presidente della Cia - dobbiamo batterci con grande fermezza per tutelare il reddito e il lavoro dei veri agricoltori, di chi vive di agricoltura. Visto il bilancio comunitario e quanto formulato dall’esecutivo di Bruxelles, bisogna sviluppare un impegno determinato perché le risorse siano destinate all’imprenditore che, altrimenti, rischia di operare nella perenne difficoltà e nella completa incertezza. Ma questo è un discorso che possiamo aprire e sviluppare con il nuovo governo».