Licenziamenti, Fini: se più facili, più disoccupazione
Il Governo a confronto con la parti sociali o sarà un autunno caldo. Casini: Licenziamenti? Allora anche salario minimo. Pezzotta: Berlusconi sposta il dibattito, è una trappola
FIRENZE - «Se come mi sembra di aver capito si tende soltanto a favorire la possibilità di licenziare, corriamo il rischio di veder moltiplicare un tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolar modo un'area del Paese». Lo ha detto il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini, riferendosi ai provvedimenti che il Governo potrebbe attuare per una riforma del mondo del lavoro.
Intervenendo al primo congresso regionale del partito a Firenze, Fini ha premesso, nel suo intervento, che «siamo curiosi di vedere cosa sarà presentato al Parlamento a proposito della cosiddetta maggior facilità di licenziare». Se i provvedimenti andassero solamente in questa unica direzione, Fini ha aggiunto che ci sarebbe il rischio di «un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro». Prospettiva tanto più realistica se «il Governo sarà così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e le categorie economiche».
Casini: Licenziamenti? Allora anche salario minimo - «A forza di dire sciocchezze in libertà, non meravigliamoci poi degli sberleffi di Sarkozy». In un'intervista al Sole 24 ore il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini critica il premier Silvio Berlusconi per la sortita sulla moneta unica europea. Quanto alla lettera di impegni all'Ue, per Casini «rimarrà inattuata» e «il governo cadrà tra non molto». La missiva è comunque «in alcune parti insufficiente», sostiene l'ex Presidente della Camera.
I licenziamenti facili, che pure vanno nella comprensibile direzione della flessibilità in uscita, devono essere bilanciati per «evitare una guerra sociale dagli effetti devastanti»: per questa ragione occorre offrire «un paracadute, un ammortizzatore sociale come il salario minimo garantito». «Non si può continuare a ignorare la precarizzazione del lavoro», aggiunge Casini.
Pezzotta: Berlusconi sposta il dibattito, è una trappola - «Si discuta di occupazione giovanile, di come contrastare la disoccupazione, di quale futuro per i cassintegrati in deroga e si lasci da parte il termine licenziamento. L'abilità di Berlusconi di spostare il dibattito politico dalle questioni urgenti a quelle secondarie e insignificanti è notoria e pertanto occorrerebbe non cadere nella trappola». Lo afferma Savino Pezzotta, deputato dell'Udc.
«Ci sta obbligando a discutere di licenziamenti quando bisognerebbe ragionare su quali misure mettere in campo per far ripartire la crescita e conseguentemente far aumentare l'occupazione. Le regole sui licenziamenti collettivi in Italia ci sono già e funzionano bene da anni nessuno fino ad ora ha sentito l'esigenza di modificarle, è chiaro che si è di fronte al tentativo di fare altro e di incidere su quelli individuali. Per quanto mi riguarda ritengo tutto questo alquanto surreale e non degno di essere discusso. Invece di parlare di licenziamenti Berlusconi ci dica quante risorse mette a disposizione per il lavoro giovanile, per la formazione e il reimpiego dei cassintegrati, soprattutto i più anziani. In un paese che ha un tasso di attività del 57%. usare la parola licenziamento è una bestemmia», conclude.
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