BCE: Tassi d'interesse area Euro fermi all'1,50%
Trichet: «La ripresa rischia lo stallo. Cruciale riformare lavoro, più flessibilità sui salari. La nostra indipendenza è inflessibile»
ROMA - I tassi di interesse nell'area euro restano fermi all'1,50%: come ampiamente atteso la Banca centrale europea ha confermato i livelli attuali, evitando di impartire nuovi rialzi dopo i due operati ad aprile e luglio, mentre da diverse settimane il quadro della ripresa tra le economie occidentali appare orientato al peggioramento. Oggi previsioni in tal senso sono giunte dell'Ocse, che ha parlato di un arresto dei recuperi in diversi paesi, rivedendo in peggio le sue previsioni. Questo scenario potrebbe attenuare anche i rischi di rincari dei prezzi, contro i quali i rialzi dei tassi sono il principale strumento di contrasto delle Banche centrali. Ad agosto l'inflazione media nell'Unione valutaria è rimasta stabile al 2,5%.
Non è escluso che a questo punto la Bce lanci segnali su una possibile correzione di rotta. Ma la riunione di oggi del Consiglio direttivo, presso l'Eurotower a Francoforte, era attesa anche per possibili sviluppi sul programma di sostegni ai titoli di Stato, mediante acquisti diretti della stessa Bce.
E intanto si moderano anche le attese della stessa Bce sull'inflazione. Se fino a poco tempo fa «ritenevamo che prevalessero i rischi di rialzo - ha detto Trichet - ora riteniamo che i rischi siano equilibrati». E se il caro vita dovrebbe restare ancora per qualche mese a livelli elevati, ora la Bce si attende che rientro al di sotto della sua soglia obiettivo del 2%.
Questi mutamenti di vedute sembrano così preludere a correzioni di rotta della politica sui tassi, come del resto si attendevano molti analisti. Ad aprile e a luglio la Bce ha operato due rialzi sul costo del danaro, portandolo dall'1 all'1,50% in risposta a quelli che allora vedeva come crescenti rischi inflattivi. Il livello dei tassi è stato lasciato fermo oggi e ora l'Eurotower potrebbe quantomeno arrestare questa manovra rialzista.
«Cruciale riformare lavoro, più flessibilità sui salari» - La Banca centrale europea è tornata ad esortare energicamente i paesi dell'area euro ad operare riforme strutturali volte a rafforzare le loro economie. E tra quelle ritenuta più necessarie vi è la «riforma-chiave» dei mercati del lavoro, dove è necessario focalizzarsi sulla rimozione delle rigidità e su misure volte a promuovere la flessibiltà sui salari.
«In particolare, servirebbe l'eliminazione delle indicizzazioni automatiche dei salari - ha affermato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo - e un rafforzamento degli accordi a livello aziendale affinché le condizioni di lavoro siano meglio adattate alle esigenze specifiche».
«La nostra indipendenza è inflessibile» - Si infervora il presidente della Banca centrale europea, e interpellato sulle critiche giunte da alcuni osservatori in Germania risponde rivendicando i successi dell'istituzione nel centrare il suo mandato volto a garantire la stabilità dei prezzi, e al tempo stesso rivendicando la «fiera indipendenza» che l'Eurotower mantiene rispetto ai governi dell'area valutaria. «La nostra indipendenza è inflessibile», ha detto Trichet che a tratti ha assunto toni insolitamente energici in risposta ad una domanda, durante la consueta conferenza stampa al termine del consiglio direttivo.
Le critiche in Germania si sono accese soprattutto dopo che la Bce ha riattivato il suo programma di acquisti di bond dell'area euro, operazioni mirate ai segmenti di mercato sotto tensione. Programma che a più riprese la Bce ha giustificato con la necessità di garantire i corretti meccanismi di trasmissione della sua linea di politica monetaria. «Siamo chiamati ad assicurare la stabilità prezzi: lo abbiamo fatto negli ultimi 12 anni in maniera impeccabile - ha affermato -. Vorrei tanto sentire le congratulazioni in Germania, visto che ha avuto una inflazione media dell'1,55 per cento, che è meno di quanto avesse mai ottenuto prima».
«Abbiamo un mandato e lo seguiamo in un modo che magari non è aritmetico ma che è migliore di quello che è stato fatto in passato. Nella peggiore crisi economica dalla II Guerra Mondiale siamo riusciti a mantenere la fiducia sulla stabilità dei prezzi: non è stata certo fortuna». Infine «la nostra indipendenza è inflessibile», e su questo Trichet ha ricordato come «nel 2005 abbiamo aumentato quanto dieci governi ci dicevano di non farlo».
E «se ci siamo impegnati» sul programma di acquisti di titoli di Stato «è stato per motivi di politica monetaria. Ci assumiamo pienamente le nostre responsabilità - ha concluso Trichet - e ci attendiamo che le altre autorità facciano altrettanto».
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