Lo sciopero imbarazza il Pd. Fassina: «Ma saremo in piazza»
La mossa della Cgil «non è efficace per l'unità contro il Governo». Intanto il partito prepara gli emendamenti alla manovra da presentare venerdì
ROMA - Sindacati e partiti sono due cose diverse, ognuno ha la propria autonomia e il proprio ruolo, ma la scelta alquanto tempestiva della Cgil di Susanna Camusso di proclamare uno sciopero generale di otto ore contro la manovra del governo non convince fino in fondo il Pd di Pier Luigi Bersani. A sera, una nota del partito precisa che sullo sciopero non c'è «nessuna perplessità, ma rispetto per le scelte sindacali». Tuttavia, la mossa della Camusso imbarazza i Democratici. Che saranno comunque «in piazza con i lavoratori», afferma il responsabile Economico Stefano Fassina, sottolineando che però il «punto politico è lavorare per l'unità contro i sabotaggi del governo e forse lo sciopero non è lo strumento più efficace in questo senso».
L'argomento «sciopero» ha tenuto banco oggi nel vertice con le parti sociali, durato quasi tre ore, alla sede del Nazareno. Lo stesso segretario al termine dell'incontro si è espresso con un invito a «non disperdere la convergenza sindacale» raggiunta con l'accordo del 28 giugno scorso, quando Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sancirono un'intesa unitaria su contratti e rappresentanza sindacale. Un appello rivolto «a tutti», sottolineano dal Pd per rispondere alla Camusso che invece rigira il monito «al governo e a chi ha rotto l'unità». Di certo non la Cgil, lascia intendere il segretario generale. Eppure, nel Pd c'è chi quel monito lo vorrebbe rivolto alla sola Cgil.
Il Popolare Giuseppe Fioroni definisce «irresponsabile» la scelta di scioperare, «mi auguro - aggiunge - che nel Pd non si apra la solita giostra: 'andiamo o non andiamo', 'aderiamo o non aderiamo'... Perché, come ha detto Napolitano, anche al Pd è richiesto il coraggio della responsabilità. E lo sciopero non è il modo più responsabile per uscire dalla crisi. Per il Pd sarebbe irresponsabile andare». Più morbido Cesare Damiano, ex ministro del lavoro ed ex dirigente della Cgil, che riconosce «la legittimità» della scelta della Cgil, ma ammette che «sta creando una situazione diciamo di contrapposizione tra i sindacati».
Lo stesso Fassina - che oggi con Bersani, il vicesegretario Enrico Letta e la presidente dell'assemblea Rosi Bindi, ha partecipato all'incontro con Confindustria e sindacati - fa un ragionamento critico sulla scelta della Camusso. «Ci andremo, saremo al fianco dei lavoratori - dice - ma non è questo il punto. Si tratta di trovare forme più efficaci per contrastare le scelte politiche gravissime del governo e uno sciopero ora rischia di non essere lo strumento più efficace per raggiungere questo obiettivo». Bisogna, insiste, «rafforzare lo spirito unitario del 28 giugno, ne va confermata al centralità, bisogna lavorare per la convergenza contro gli atti di sabotaggio di Sacconi e del governo».
Intanto, come ha annunciato lo stesso Bersani, il partito prepara gli emendamenti alla manovra da presentare venerdì. Ce ne sarà anche uno che chiede la soppressione dell'articolo 8 sulla contrattazione aziendale, conferma Fassina, anche se pure questa materia non riflette un'unità sindacale, con la Cgil che ne chiede la cancellazione, la Cisl che chiede modifiche, la Uil che difende la norma. Per l'autunno il Pd continuerà a lavorare con le parti sociali in un «tavolo permanente». E l'autunno «sarà difficile», preannuncia Bersani.
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