26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
La crisi del debito USA

Washington a una settimana dal default

Più che l'insolvenza incombe il taglio del rating. Il problema vero per la politica però non è a Wall Street, ma a Main Street

NEW YORK - Default forse il 2 agosto, ma taglio del rating pressoché certo se non ci sarà a giorni un'intesa non solo per alzare il tetto del debito pubblico ma anche per disegnare un percorso di rientro dal deficit. E Wall Street che guarda preoccupata verso Washington, con il rischio di doversi trovare tra poco con un rating di Aa invece dell'Aaa che gli Stati Uniti hanno da quando i esistono le valutazioni del merito creditizio. Questo il punto della situazione, a una settimana esatta dalla data del 2 agosto che il Tesoro ha indicato come limite oltre il quale il governo americano rischia di non poter pagare più i creditori. Al Congresso ci sono due piani rivali, uno democratico e uno repubblicano, che propongono ricette diverse per alzare il debito: ma per ora nessuno dei due ha chance serie di passare.

E così, mentre l'accordo non arriva, i media americani non parlano d'altro. Sulle tv finanziarie, di solito impegnate a fine luglio nella copertura frenetica delle trimestrali, c'è invece un susseguirsi di dirette da Washington nel tentativo di capire se davvero la politica vuole arrivare a un soffio da quella che in molti ormai, dal Fondo monetario internazionale alla Federal Reserve, hanno definito una catastrofe.

La borsa sembra riservare il giudizio, per ora, senza i crolli che nello scorso fine settimana molti analisti temevano se non si fosse trovato l'accordo entro lunedì. Il Dow Jones perde lo 0,3 per cento a due ore dalla chiusura, lo S&P 500 è invariato, il Nasdaq addirittura guadagna lo 0,2 per cento. Il mercato ha sottoscritto, insomma, la tesi secondo la quale il 2 agosto non è la fine del mondo: il Tesoro potrà spostare fondi per pagare gli interessi sul debito e rimborsare il capitale prestato, e in ogni caso la Federal Reserve mantiene la capacità di stampare denaro. Ma è una tesi fragile, sulla quale la Casa Bianca ha detto oggi un secco no con il portavoce Jay Carney: «Non c'è spazio per svicolare, il 2 agosto perdiamo la capacità di prendere denaro a prestito». E se dovesse davvero arrivare un taglio del rating degli Stati Uniti è facile prevedere che il mercato perderebbe immediatamente la flemma.

Il problema vero per la politica però non è a Wall Street, ma a Main Street, la mitica via principale delle cittadine dell'America profonda, invocata quando si vuole parlare dei sentimenti dell'americano medio. Sempre più lontani da Washington: un sondaggio autorevole, diffuso oggi dal Washington Post e da Abc News, dice che la gente boccia tutti e due i partiti. Sul tetto del debito, per ora una questione che non tocca gli americani nelle tasche, lo scontento è maggioritario e bipartisan. Ma sull'occupazione, il problema numero uno con un americano su dieci senza lavoro, i numeri sono pesanti: il 65 per cento disapprova la gestione della questione da parte dei repubblicani, il 52 per cento quella dei democratici.