31 luglio 2025
Aggiornato 07:30
La doppia Fiat all'esordio in borsa

L'ultimatum di Marchionne su Mirafiori

L'ad del Lingotto: «Salta l'investimento senza la maggioranza dei consensi al referendum. In grado di produrre auto con o senza la Fiom. Fuori da Confindustria? Forse»

MILANO - È un giorno storico per Fiat, la separazione del business industriale da quello auto, «che rappresenta un punto di arrivo e un punto di partenza». Ma a tener banco è ancora una volta la 'battaglia' sindacale sulla produttività negli stabilimenti italiani. Sergio Marchionne, con il maglione blu d'ordinanza, ha avvertito i sindacati: se il referendum a Mirafiori non raccoglierà almeno il 51% dei consensi, salta completamente l'investimento. Un miliardo di euro complessivamente pronto a svanire o ad essere dirottato altrove se la maggioranza dei lavoratori non sarà d'accordo con l'intesa firmata da azienda e sindacati, tranne la Fiom. Sindacato con o senza cui Fiat «è capace di produrre vetture».

La polemica è tutta con il sindacato guidato da Maurizio Landini: «Io - ha detto Marchionne alla cerimonia in Borsa per lo sdoppiamento del titolo - non ho lasciato fuori nessuno: se qualcuno ha deciso di non firmare, non significa che abbia deciso di lasciar fuori qualcuno». Un continuo braccio di ferro oppone ormai da tempo Marchionne ai sindacati, che al manager chiedono anche garanzie e dettagli sul progetto Fabbrica Italia, il piano di investimenti da 20 miliardi di euro che Fiat, almeno per il momento, non ha intenzione di svelare. Anzi, un Marchionne indispettito, ha bollato come offensive le continue richieste di maggiori indicazioni.

Chiedere i dettagli del piano «è veramente offensivo» e anche «ridicolo» e «non lo fa nessun Paese al mondo», tantomeno il Brasile dove «nessuno si sarebbe mai permesso di farsi dare i dettagli dell'investimento previsto». Marchionne rivendica il suo ruolo e quello della Fiat. «Non ho chiesto allo Stato e ai sindacati di finanziare niente: è la Fiat - ha detto - che sta andando in giro per il mondo a raccogliere i finanziamenti necessari» per la realizzazione del piano. Ma visto che le critiche piovono da tutte le parti, «vadano i sindacati, che sono bravi a sindacare, ad andare in giro a raccogliere i soldi».