16 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Il caso Melfi

Fiat: provvedimenti legittimi. Fiducia nei Giudici

Il divieto di lavorare serve «per evitare ulteriori occasioni di lite»

ROMA - La Fiat si dice «fiduciosa» che il tribunale di Melfi nel giudizio di opposizione «saprà ristabilire la verità dei fatti» e ribadisce la «ferma convinzione che siano pienamente legittimi i provvedimenti» adottati nei confronti dei tre lavoratori di Melfi licenziati l'8 luglio e poi reintegrati.

LA NOTA - In una nota, il Lingotto sottolinea di «poter ampiamente dimostrare nel corso dell'udienza fissata per il 6 ottobre prossimo che il comportamento tenuto dai tre scioperanti fu un volontario e prolungato illegittimo blocco della produzione e non esercizio del diritto di sciopero».
L'azienda ribadisce «ancora una volta che i comportamenti contestati ai tre scioperanti sono stati di estrema gravità, in quanto, determinando il blocco della produzione, hanno leso la libertà d'impresa, causato un danno economico e condizionato il diritto al lavoro della maggioranza degli altri dipendenti che non avevano aderito allo sciopero. Nella ferma convinzione che nella prima pronuncia non siano stati colti compiutamente gli aspetti disciplinarmente rilevanti della questione - aggiunge il comunicato - Sata ha comunque doverosamente eseguito il provvedimento di reintegro emesso dal tribunale di Melfi, con il ripristino del rapporto con i lavoratori interessati, sia per gli aspetti retributivi sia per l'agibilità completa dell'attività sindacale, dei relativi diritti e connesse prerogative».
La decisione di «non avvalersi della sola prestazione di attività lavorativa dei tre interessati, che costituisce prassi consolidata nelle cause di lavoro e che ha l'obiettivo di evitare ulteriori occasioni di lite tra le parti in causa, trova, nel caso specifico - conclude - ampia e giustificata motivazione nei comportamenti contestati che, in attesa del completarsi degli accertamenti processuali, si riflettono negativamente sul rapporto fiduciario fra azienda e lavoratori. Si tratta peraltro di comportamenti per i quali è in corso anche indagine penale da parte della Procura della repubblica presso il tribunale di Melfi».