20 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Industria automobilistica

Fiat, i Sindacati: ora cambiare rotta

Reintegrati i licenziati di Melfi. Il Giudice del lavoro: «Atto antisindacale». Rischio impatto sulle scelte del Lingotto

ROMA - Dalle aule di un tribunale lucano arriva un colpo pesante per la Fiat di Sergio Marchionne, che potrebbe incidere sulle scelte future del Lingotto. Il giudice del lavoro di Melfi ha deciso il reintegro dei tre operai che la Fiat ha licenziato a metà luglio dallo stabilimento in Basilicata, dopo uno sciopero in fabbrica. Licenziamenti che per il tribunale sono un atto antisindacale. L'azienda ha incassato senza dire nulla, in attesa di ricevere la notifica, ma non si tratta solo di un colpo all'immagine: è anche un primo segnale dei rischi che la strategia del Lingotto potrebbe affrontare nei prossimi delicati mesi. Dalla partita sul futuro di Pomigliano e degli stabilimenti italiani alle nuove regole contrattuali per il settore auto, fino alla possibile uscita da Confindustria. E i sindacati, per una volta concordi, sullo slancio della sentenza chiedono all'azienda di cambiare atteggiamento nelle relazioni industriali, cercando il confronto ed evitando «estremismi».

La vicenda di Melfi nasce dalla decisione della Fiat di licenziare tre lavoratori (di cui due delegati della Fiom-Cgil), accusandoli di aver bloccato un carrello robotizzato durante una protesta. Una scelta dura arrivata in un periodo di forte tensione tra l'azienda e i metalmeccanici Cgil, gli unici che non hanno firmato l'accordo per il rilancio dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Il tribunale ha però giudicato la decisione antisindacale e quindi illegittimi i licenziamenti, ordinando l'immediato reintegro sul posto di lavoro.

I sindacati hanno accolto positivamente la sentenza, e la linea più o meno comune è di richiamare Torino a cambiare atteggiamento, scegliendo la via del confronto e non il conflitto. «Credo che sia un fatto che indichi anche alla Fiat la necessità di cambiare strada», ha attaccato il leader della Fiom, Maurizio Landini. Anche per la Fim-Cisl il Lingotto «deve investire di più sul sindacato: i rapporti hanno bisogno meno estremismo e più partecipazione. Per la Fiat si pone un problema di definire col sindacato rapporti nuovi». Più cauta la Uilm, secondo cui la sentenza è «giusta» ma non dovrebbe influire sullo scenario delle relazioni industriali, mentre per l'Ugl la casa torinese «di fronte a questo episodio dovrebbe cambiare l'atteggiamento assunto negli ultimi tempi».