24 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Indici a picco

Il venerdì nero delle borse e dell'euro. Oro alle stelle

L'ex presidente della Fed Volcker: «Rischio disintegrazione moneta unica». L'ad di Deutsche Bank: «Atene non rimborserà il prestito»

MILANO - Una vera e propria ondata di panico sui mercati finanziari mondiali ha provocato un nuovo venerdì nero per le borse, trascinati al ribasso dalle nuove inquietudini sulla salute dell'economia e dei bilanci dei Paesi dell'eurozona. Madrid registra il calo più pesante, con l'indice Ibex35 che perde il 6,64%, seguita da Piazza Affari, con il Ftse Mib a -5,26% e sotto la soglia psicologica dei 20mila punti.

Tonfo dei listini anche a Lisbona (-4,27%), Atene (-3,41%), Parigi (-4,59%), Londra (-3,14%) e Francoforte (-3,12%), mentre l'Eurostoxx termina in calo del 4,71%.
A due ore dalla chiusura delle contrattazioni il Dow Jones perdeva l'1,99% a 10.568,31 punti, il Nasdaq è in calo del 2,61% a 2.331,91 punti e lo S&P 500 cede il 2,33% a 1.130,51 punti.

Le preoccupazioni degli investitori pesano soprattutto sui titoli finanziari e bancari, che registrano le peggiori performance: a Madrid Santander crolla dell'8,98%, BBVA del 7,58%, Banco Popular dell'8,6%. A Parigi Bnp Paribas perde il 7,41%, Societe Generale l'8,63%, Axa il 7,55%. A Francoforte si mettono in luce in negativo Allianz (-4,1%), Commerzbank il (-4,13%), Deutsche Bank (-4,15%). A Londra giornata nera per Barclays, in flessione del 6,11% e Lloyds (-4,74%). Bancari maglia nera del listino anche a Piazza Affari: Ubi Banca perde l'8,31%, Unicredit il 6,32%, Intesa Sanpaolo il 5,33%.

A pesare in negativo sui listini ha contribuito anche l'euro in caduta libera: la moneta unica europea ha oramai raggiunto la soglia di 1,24 nei confronti del dollaro Usa, il livello più basso dall'ottobre 2008, poco dopo il crollo della banca statunitense Lehman Brothers.
Sempre più alle stelle, invece, i prezzi dell'oro, bene-rifugio per eccellenza, con il metallo giallo che ha toccato un nuovo record a quasi 1.250 dollari l'oncia.

A seminare il panico anche alcune notizie diffuse nelle ultime ore. A partire dal parere, autorevole, dell'ex presidente della Federal reserve e consigliere economico del presidente Obama, Paul Volcker, secondo il quale «esiste il grande problema di una potenziale disintegrazione dell'euro» dal momento che, ha detto parlando a Londra «l'elemento essenziale della disciplina nella politica economica e nella politica di bilancio che era stato auspicato non è stato finora tenuto in considerazione in alcuni Paesi».

Timothy Geithner ha escluso che esista davvero un rischio di disintegrazione della zona euro. Nel corso di un'intervista televisiva, il ministro del Tesoro americano ha contestato quanto affermato il giorno precedente dal consigliere economico di Barack Obama, Paul Volcker, che aveva evocato «l'eventualità» di una disintegrazione della moneta unica europea. Geithner ha espresso fiducia nella capacità dei paesi dell'eurozona di risolvere i loro problemi economici: «Credo che l'Europa abbia la capacità di cavarsela e penso che gli europei si siano impegnati a risolvere questo problema. Ritengo che siano in grado di farlo e lo faranno», ha dichiarato il ministro alla Bloomberg tv.

Le parole dell'Ad di Deutsche Bank - Ma sugli umori del mercato hanno pesato anche le parole del numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann, che in un'intervista all'emittente tv tedesca Zdf ha detto che la Grecia potrebbe non essere in grado di rimborsare interamente il suo debito. Parole che hanno innescato nuovi timori di possibili perdite per le banche esposte verso Atene.
E non ha giovato nemmeno la ricostruzione attribuita dal quotidiano El Pais al premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero - e decisamente smentita dagli interessati - secondo la quale al termine del vertice di Bruxelles nel quale furono decisi gli aiuti alla Grecia, il presidente francese Nicolas Sarkozy avrebbe minacciato l'uscita della Francia dall'Eurogruppo se la Germania non avesse acconsentito al piano di aiuti finanziari ad Atene. Ricostruzioni che il ministro francese dell'Economia, Christine Lagarde, ha definito a margine dell'assemblea della Bers «voci completamente infondate» e «quasi insultanti».

Intanto oggi il Portogallo - uno dei Paesi sotto la pressione dei mercati - ha promesso delle nuove misure di risanamento dei conti pubblici, con una tassa una tantum sui redditi e un rialzo dell'Iva. Ieri la Spagna aveva annunciato misure di analoga portata con un taglio dei salari pubblici del 5% e il congelamento degli stipendi del settore pubblico nel 2011.