Marchionne: scorporo attività auto entro l'anno
Entro 2014 con Chrysler 6 milioni veicoli. Raddoppio della produzione in Italia. Scajola: «Spin-off utile, garanzie sui posti di lavoro»
TORINO - La Fiat scorporerà entro quest'anno le proprie attività automobilistiche e di veicoli industriali in due società separate per far nascere un gruppo automobilistico globale che, insieme alla controllata Chrysler, punta a costruire 6 milioni di automobili entro il 2014. «Il 2010 è un tempo perfetto per fare lo scorporo. Se lo si fa adesso si risolve qualsiasi problema», ha detto il numero uno del Lingotto presentando a Torino il piano industriale quinquennale del gruppo e spiegando di non aver intrapreso prima tale operazione perché in precedenza il gruppo Fiat aveva bisogno di tutta la sua forza collettiva per consentirne risanamento.
«Ora comunque quel processo è stato completato. Gli investitori ci chiedono da anni di scorporare l'auto. E non c'è più ragione - ha detto Marchionne - di tenere insieme settori che hanno logiche industriali diverse».
Lo scorporo delle attività industriali darà vita alla Fiat Industries, che comprenderà Cnh, Iveco e Fpt. La Fiat Spa includerà Fiat Group Autos, che comprende i marchi Fiat, Alfa e Lancia, oltre che la Maserati e l'85% della Ferrari oltre che la componentistica e altre attività collegate.
Con un continuo miglioramento nelle condizioni di mercato in tutti i nostri business, prevediamo ricavi di Gruppo nel 2014 di circa 93miliardi di euro», ha aggiunto Marchionne, illustrando i target finanziari del gruppo automobilistico.
«Sarebbe il più alto livello di ricavi mai raggiunto nella storia del Gruppo - ha sottolineato Marchionne - con un incremento del 55% rispetto al record raggiunto nel 2008».
Il piano 2010-2014 porrà il Gruppo su un percorso di importante crescita e lo renderà in grado di recuperare pienamente il terreno perso durane la crisi», ha detto Marchionne, che ha poi comunicato che per quanto riguarda il margine della gestione ordinaria «il nostro target per il 2014 è tra il 6,9% ed il 7,7%».
E l'Italia? Le radici industriali di Fiat «sono e rimarranno in Italia», sottolinea il piano industriale del Lingotto che dà vita a 'Fabbrica Italia', che rappresenta l'impegno della casa torinese per rafforzare la presenza del settore auto nella Penisola «trasformandola - si legge nel piano - in una base strategica per la produzione, gli investimenti e l'export».
L'obiettivo di «Fabbrica Italia» è quello di incrementare «gradualmente» i volumi di produzione di autovetture per raggiungere 1,4 milioni nel 2014, quindi più del doppio rispetto alle 650mila prodotte nel 2009. A queste si aggiungeranno 250mila veicoli commerciali, 100mila unità in più rispetto allo scorso anno, per un totale a regime di 1.650.000 tra vetture e veicoli commerciali prodotti in Italia.
Scajola: «Spin-off utile» - Lo spin-off dell'auto «mi pare sia una utile iniziativa per focalizzare meglio sull'auto l'impegno della Fiat». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, uscendo dalla sede del dicastero dopo aver ricevuto il presidente del Lingotto John ELkann e l'amministratore delegato Sergio Marchionne.
A chi gli chiedeva se Fiat avesse dato rassicurazioni al governo sul mantenimento dei posti di lavoro in Italia Scajola ha così risposto: «Certo. L'impegno è l'aumento della produzione di auto per garantire la stabilità dell'occupazione e la crescita dei posti di lavoro». Il rappresentante dell'esecutivo ha sottolineato che quella di oggi è stata una «visita di cortesia» con il nuovo presidente della Fiat. «Nei contatti continui che manteniamo con la Fiat - ha aggiunto Scajola - abbiamo confermato l'atteggiamento di positività del governo nei confronti di questo piano industriale, che conferma l'interesse della Fiat per l'Italia: grandi investimenti negli stabilimenti italiani e raddoppio della produzione di auto».
Il ministro dello Sviluppo economico ha inoltre dichiarato che «la Fiat si conferma una grande azienda italiana e oggi con l'alleanza con Chrysler diventa uno dei più grandi gruppi del mondo, aumentando anche la gamma dei prodotti di diversi segmenti nella produzione italiana».
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