27 aprile 2024
Aggiornato 02:00
A forte rischio la produzione alimentare

Acqua: dramma per un miliardo di persone

CIA: «Lotta agli sprechi e più investimenti per garantire coltivazioni e cibo. E l’Italia è un vero colabrodo»

ROMA - «La mancanza dell’acqua è peggiore di una guerra. Uccide molto di più. Già adesso oltre un miliardo di persone non possono contare su un accesso ad una risorsa sicura, al riparo da eventuali contaminazioni. Entro il 2030 una persona su tre, nel Pianeta, vivrà in zone dove l'acqua scarseggia. E i cambiamenti climatici modificheranno sensibilmente la qualità e la disponibilità delle risorse idriche e ciò, a sua volta, avrà ripercussioni su molti settori come la produzione alimentare, dove proprio l'acqua è un elemento essenziale: si pensi che nel mondo oltre l'80 per cento dei terreni agricoli è irrigato dall'acqua piovana. Un dramma vero, mentre in Italia si assiste ad uno spreco assurdo. Le reti sono un colabrodo. Disperdono in alcuni casi anche un terzo della risorsa, mentre sono 8,5 milioni gli italiani che vivono in zone ove l’acqua ha difficoltà ad essere erogata con continuità». Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in occasione della Giornata mondiale che si celebra oggi.

Quindi, per Politi, inquinamento, cambiamenti climatici, produzione di cibo e di energia sono le sfide da affrontare per sviluppare una politica in grado di garantire l’acqua, un bene prezioso sempre più sfruttato e sotto l'assedio di una popolazione in aumento. «La produzione alimentare -ha aggiunto- dipende anche dalle risorse idriche disponibili per l'irrigazione. D’altra parte, il problema non riguarda unicamente i territori dell’Africa: la scarsa disponibilità di acqua è già fonte di problemi anche in molte zone dell'Europa e si prevede che la situazione peggiorerà a seguito dei cambiamenti climatici. Le zone dell'Europa soggette a forte stress idrico dovrebbero, infatti, passare dal 19 per cento odierno al 35 per cento nel decennio 2070».

«Assistiamo da tempo all’inasprimento delle condizioni climatiche e questo lo constatiamo specialmente nell’area del Mediterraneo. Ma oggi è ormai chiaro che -ha rimarcato Politi, che è anche presidente del Comitato Mediterraneo della Fipa (Federazione internazionale dei produttori agricoli)- non si tratta di un fenomeno casuale, bensì di un modello climatico strutturalmente più incerto, con maggiore intensità e frequenza dei fenomeni atmosferici avversi. E proprio il tema della scarsità d’acqua è cruciale per il futuro del Mediterraneo: secondo il Ciheam, il 60 per cento della popolazione che soffre per tale scarsità nel mondo è concentrata in quest’area. Usando l’indice di stress idrico (meno di 1000 m³ d’acqua per abitante l’anno) Palestina, Tunisia, Giordania, Algeria dispongono già ora di meno di 500 m³ di acqua. Entro il 2025 in tutti i paesi del Sud e dell’Oriente del Mediterraneo la disponibilità idrica per abitante sarà inferiore ai 1000 m³».

«Nel Mediterraneo, il problema idrico -ha rilevato Politi- è di carattere sia quantitativo che qualitativo, la cui soluzione va individuata nella disponibilità di un sufficiente quantitativo di acqua e, allo stesso tempo, nelle possibilità di pieno accesso a tale risorsa, laddove disponibile. Diffondere e modernizzare l’irrigazione dei terreni agricoli, favorire la gestione delle riserve idriche, accrescere l’efficienza d’uso dell’acqua e la riduzione degli sprechi, si traducono rapidamente in incrementi di produttività agricola, con impatto diretto sulla riduzione della povertà nelle aree rurali».

«Per quanto riguarda l’Italia, l’attuale rete idrica -ha rimarcato il presidente della Cia- è un vero e proprio colabrodo, soprattutto nel Mezzogiorno, Siamo, purtroppo, campioni nello spreco. Ma campioni assetati: visto che per la fatiscenza delle nostre infrastrutture, su 383 litri di acqua erogati mediamente per ogni cittadino, solo 278 litri arrivano realmente a destinazione. Solo in Puglia si disperde il 28 per cento dell’acqua trasportata. Da qui le nostre proposte: istituire un’Autorità unica delle acque; modernizzare la rete idrica; riformare i Consorzi di bonifica; promuovere la ricerca sulle tecniche di irrigazione, sulle pratiche agronomiche e su nuove varietà adatte alla scarsità d’acqua».

«Per questo motivo, da tempo -ha detto Politi- si evidenzia l’esigenza di una gestione innovativa delle risorse idriche a livello amministrativo, di investimenti aziendali nei nuovi sistemi di irrigazione, di sostegno alla ricerca per la diffusione di coltivazioni agricole meno idroesigenti. Insomma, bisogna uscire dalla logica di emergenza, per avviare organiche politiche di natura strutturale».

«L’agricoltura intende così fare la propria parte, sostenendo che servono una programmazione dell’impiego dell’acqua, il coordinamento dell’uso con gli altri settori, l’ottimizzazione dell’utilizzo idrico e politiche di ambito e di bacino. Ridurre la vulnerabilità delle risorse idriche e lavorare nelle strategie di adattamenti nel settore agricolo significa -ha concluso il presidente della Cia- razionalizzare, integrare e rendere efficienti i diversi usi dell’acqua, cioè quelli che interessano l’agricoltura, l’industria, l’energia e la popolazione e questo richiede il contributo del più ampio arco di forze».

Tutti i numeri dell’acquaaa
- L’acqua ricopre il 71 per cento del nostro pianeta. La disponibilità idrica ammonta a livello mondiale a 40 mila chilometri cubi per anno. Si accede, però, soltanto a 13.500 chilometri cubi.
- Il 40 per cento della popolazione mondiale abita in zone aride o semi-aride. Questa percentuale è destinata a salire al 65 per cento nei prossimi anni.
- Dal 1950 ad oggi, il consumo globale dell’acqua è triplicato. Ma solo il 21 per cento della popolazione mondiale controlla oltre il 76 per cento delle risorse idriche dolci utilizzate e ne consuma il 97 per cento. Di questo 76 per cento, il 65 per cento è in mano a soggetti privati. Il giro d’affari del mercato dell’acqua è di 300 miliardi di dollari.
- Oltre un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e 2,4 miliardi non hanno abbastanza acqua per soddisfare le esigenze igieniche: una carenza che costa 3,4 milioni di vite (5 mila bambini al giorno) ogni anno. Dieci volte il numero delle vittime di conflitti bellici. Se nulla sarà fatto per rovesciare la situazione, il numero di persone che non avranno accesso all’acqua potabile si eleverà nel 2020 a più di 4 miliardi, metà della popolazione mondiale.
- Mediamente una persona consuma 30 litri al giorno. Di questi: 5 litri sono usati per bere e cucinare, 25 per igiene personale. Una famiglia canadese consuma 350 litri al giorno, 165 una famiglia europea, 20 una famiglia africana.