Immigrati: una risorsa importante per il lavoro in agricoltura
La CIA: «Subito la pubblicazione del decreto sugli 80 mila stagionali»
ROMA - In occasione del primo «sciopero nazionale» degli stranieri, proclamato per rendere «visibili» gli immigrati che vivono e lavorano in Italia e per lottare contro il razzismo, la Cia-Confederazione italiana agricoltori ribadisce il suo forte impegno contro lo sfruttamento e il lavoro nero e ribadisce tutto il suo impegno affinché si contrastino con la dovuta efficacia fenomeni di questo genere.
In coincidenza con la «Giornata senza immigrati», nata in «rete» e che prevede oggi nelle principali città italiane, in contemporanea con quelle europee, manifestazioni ed iniziative per sostenere l'importanza dell'immigrazione, la Cia -come è stato sottolineato anche durante la recente V Assemblea elettiva nazionale dell’Organizzazione, vuole, quindi, affermare ancora una volta il valore insostituibile degli immigrati.
Il loro prezioso lavoro è ormai parte strutturale dell’attività agricola, non solo stagionale, e contribuisce in modo irrinunciabile alla qualità e alla sicurezza dei prodotti alimentari italiani.
Non vi sono alternative -sostiene la Cia- al lavoro e all’integrazione degli immigrati nella nostra società e per questo viene chiesto da tempo una verifica sulla legge Bossi-Fini.
La Cia è convinta, infatti, che sia necessario rendere più agevoli e meno rigidi i canali di ingresso regolare degli stranieri e che questo sia l’unico vero deterrente all’immigrazione clandestina.
La Cia, infine, esprime forte preoccupazione per l’assenza di notizie relative al decreto flussi 2010, che prevede l’ingresso di 80 mila stagionali immigrati, indispensabili per i lavori agricoli e per le imminenti operazioni di raccolta.
Eventuali restrizioni e ulteriori ritardi nell’attivare il solo canale di ingresso disponibile, avrebbero l’unico effetto di penalizzare le aziende e i lavoratori che operano nel rispetto della legge e delle regole.
L’incertezza di programmare il fabbisogno occupazionale -conclude la Cia- si andrebbe poi ad aggiungere all’incertezza quotidiana in cui vivono le aziende agricole (con la fiscalizzazione degli oneri sociali che scade a luglio), aggravandone ulteriormente le difficoltà.
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