19 aprile 2024
Aggiornato 05:30
«Il calo del debito non inganni»

Cgil: serve una politica anticrisi

Megalie: «Lo stato dei conti pubblici è fortemente in difficoltà a causa della crisi, ma non solo»

ROMA - «Il dato del rapporto debito-Pil è importante ma non deve trarre in inganno. Senza una politica economica e fiscale adeguata da parte del governo la crisi continueranno a pagarla i più deboli». E' il commento del segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, in merito al supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia diffuso oggi. «Infatti lo stato dei conti pubblici - rileva - è fortemente in difficoltà a causa della crisi, ma non solo: sono ormai 18 mesi che il governo tenta di affrontare la crisi più grave degli ultimi 80 anni con misure insufficienti e incapaci di dare risposte ai problemi dell'occupazione e del sostegno ai redditi».

Secondo la Banca d'Italia, spiega il dirigente sindacale, «il debito pubblico a novembre si è lievemente ridotto in termini assoluti, grazie agli effetti dell'autoliquidazione, ma non dobbiamo dimenticare che già a ottobre, segnando un nuovo record, aveva sforato quota 1.800 miliardi di euro, cioè 100 miliardi in più rispetto a gennaio 2009. In termini relativi, ossia in rapporto al Pil, che è poi quello che conta, il debito è salito attorno al 115% nel 2009. Ciò significa che bisognerebbe agire soprattutto per sostenere la crescita e la domanda interna. Eppure, tra finanziarie, decreti e ben 26 voti di fiducia, al momento il governo ancora non è riuscito ad agganciare la ripresa e impiegheremo tempi più lunghi rispetto agli altri paesi industrializzati per tornare ai livelli di crescita del 2007».

In merito ai dati emersi nel bollettino mensile del Dipartimento delle politiche fiscali del ministero dell'Economia, Megale ribalta la lettura data in positivo poiché «se non si fossero mantenute sostanzialmente invariate le entrate dovute alla tassazione da lavoro dipendente e pensione oggi avremmo registrato un calo di gettito ancor più consistente dei 15 miliardi - cifra che avevamo per altro già previsto nelle nostre stime - poiché solo la riduzione delle entrate da Iva è pari a 9 miliardi di euro: a conferma che a pagare la crisi restano sempre gli stessi, lavoratori dipendenti e pensionati».

«Ecco perché - sostiene Megale - è sempre più necessario un intervento di riforma fiscale, affiancata da una vera lotta all'evasione, per sostenere i redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, come da noi proposto nella vertenza «per un fisco giusto» aperta con il governo. L'ipotesi di riforma avanzata dal governo va nella direzione opposta. Non aiuta i più deboli e favorisce una minoranza, quella più ricca. E si conferma inadeguata - conclude - anche per sostenere la domanda interna, come tutti gli altri provvedimenti varati finora».