29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Vertenze lavoro

Alta tensione a Portovesme «sequestrata» la fabbrica Alcoa

Rivendicazione video: presi i manager, ma la Cgil frena: sono con noi

CAGLIARI - Una giornata di alta tensione alla Alcoa di Portovesme, in provincia di Carbonia Iglesias, dopo che la multinazionale dell'alluminio ha deciso di sospendere la produzione nei due stabilimenti italiani, quello in Sardegna e quello di Fusina in Veneto. L'azienda di Pittsburgh ha reagito così alla decisione della Commissione europea che ha chiesto di restituire gli aiuti ricevuti sul prezzo dell'elettricità. La notizia, ha fatto sapere la Cgil Sarda, è arrivata improvvisa e inattesa e, come ha spiegato il segretario regionale Enzo Costa, «Con una notizia come quella la fabbrica si ferma».

CGIL: NESSUN SEQUESTRO - Gli operai si sono subito riuniti in assemblea e la tensione è salita al massimo quando i lavoratori hanno deciso di «sequestrare» lo stabilimento e quindi è stato diffuso un video nel quale due uomini con il volto coperto hanno rivendicato l'azione. «Abbiamo sequestrato lo stabilimento con tutti i dirigenti dentro - hanno detto - la dichiarazione dell'Alcoa che chiude gli stabilimenti non può essere messa in atto. Togliamo il sequestro solamente dopo che l'Alcoa toglie la dichiarazione». Con il passare delle ore la situazione è andata tranquillizandosi e la Cgil ha ribadito che «non c'è nessun sequestro, i dirigenti sono rimasti di loro iniziativa, è una decisione che riguarda tutti e che ha sorpreso tutti. Domani mattina alle 9 - ha spiegato Costa - ci sarà un'assemblea aperta a tutte le associazioni del territorio e ci sarà un'analisi della situazione meno a caldo. La decisione di chiudere lo stabilimento sindacalmente è da respingere».

CISL: CHIUSURA FABBRICA UN DISASTRO - Il problema, oltre che i lavoratori della Alcoa, riguarda l'intera regione sarda del Sulcis dove, hanno sottolineato dalla Cisl, la situazione «è disperata». «A Portovesme - ha spiegato il sindacalista Rino Barca - lavorano circa 1000 unità, circa 2mila con l'indotto, senza considerare la situazione di un territorio marcato dalla disoccupazione, per noi l'Alcoa è come la Fiat a Torino. Le fabbriche avevano dato un impulso a questo territorio dopo la chiusura delle miniere. Che la fabbrica chiuda è un disastro».

MOBILITAZIONE LAVORATORI NON SI FERMA - Anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, è intervenuto sulla vicenda: «Questo è il momento della fermezza, ma anche del massimo senso di responsabilità da parte di tutti. Fare ora qualcosa di diverso potrebbe mettere a rischio qualche migliaio di posti di lavoro». Per il governatore «l'unico obiettivo che tutti perseguiamo è la piena operatività dell'impianto e il mantenimento dei livelli occupazionali, precondizione per un rilancio dell'intero polo dell'alluminio». In attesa degli sviluppi, a partire dall'assemblea di domani, la Alcoa avrebbe deciso di non fare nulla per 15 giorni. Ma la mobilitazione dei lavoratori non si ferma.