20 aprile 2024
Aggiornato 00:30
La «ripresa» del PIL

Bini Smaghi (BCE): rimonta Pil Italia rischia di durare 10 anni

«E bisogna tagliare spesa, al paese servono riforme strutturali»

ROMA - Dall'economia mondiale giungono «segnali concreti che la caduta si è arrestata», ma ora l'Italia rischia di impiegare dieci lunghi anni per recuperare la ricchezza persa a causa della crisi. Lo afferma Lorenzo Bini Smaghi, che siede nel Comitato esecutivo della Banca centrale europea, il cuore operativo della politica monetaria dell'Eurozona, in un'intervista al settimanale L'Espresso in edicola domani. In più, per tutti i paesi c'è il problema del peggioramento dei conti pubblici. Per l'Italia è previsto un debito in prossimità del 120 per cento del Pil nel 2010, e non potendo sfruttare le privatizzazioni come nel dopo crisi del 1992, l'unica strada è «la riduzione delle spese, che finora non è stata presa».

Previdenza - Una valutazione in parte positiva riguarda invece il capitolo pensioni: l'equiparazione di età pensionabile tra uomini e donne. Ma secondo il banchiere centrale l'Italia deve fare di più, alzando l'età pensionabile a 67 anni, «come in Germania e in altri paesi dell'Ue. Ma non parlo solo di previdenza».

Ripresa lenta - Tornando al quadro dell'economia, «bisogna essere molto prudenti - avverte Bini Smaghi -. Per ora ci sono segnali concreti che la caduta si è arrestata. Ma la ripresa sarà lenta e con grande variabilità. Ci sono fattori di rischio rilevanti, come il petrolio, l'aumento della disoccupazione, i mercati finanziari turbolenti e l'erogazione del credito alle famiglie e imprese, che rimarrà lento ancora a lungo». Difficile dire quanto ci vorrà all'Italia per riportare il suo livello di Pil - o prodotto interno lordo, la principale misura della ricchezza di un paese - a quello del 2007. «Se il passato dovesse riprodursi, si rischierebbe una rimonta lunga dieci anni perché esiste un problema non solo congiunturale, ma anche strutturale, di bassa crescita, che rimane immutato».

Ci vogliono riforme strutturali. Oltre alle pensioni «guardo al basso tasso di investimenti stranieri e al rischio che l'Italia continui a perdere attrattività. Bisogna risolvere il problema delle procedure burocratiche, del sistema giudiziario che non funziona. Ci sono riforme in via di definizione, fondamentali per dare certezza. E poi il sistema formativo». Su scuole e università «abbiamo perso tantissimo - aggiunge Bini Smaghi -. I migliori laureati emigrano. Sarebbe necessario invertire la tendenza che vede pochi studenti in facoltà come matematica e fisica e tanti in lettere e scienze della comunicazione. Queste ultime sono le facoltà nelle quali si dovrebbe introdurre il numero chiuso per non creare nei giovani l'illusione di un lavoro soddisfacente».